MARTHA MEDEIROS, Lentamente muore.
"Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia di vestire un colore nuovo, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero al bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sé stesso. Muore lentamente, chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare. Muore lentamente, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore, chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce...." Arrivare vivi alla propria morte richiede un'attenzione considerevole. E neppure è che coloro che "si lasciano vivere" abbiano meno paura di morire. Anzi. Chiedersi ogni sera, al tramonto, se questa giornata mi ha portato un pò più vicino alla verità di me stesso, se mi sono fermato a vedere o mi sono limitato a guardare, se oggi ho "toccato" qualcuno o mi sono lasciato "toccare" da qualcuno. Jovanotti dice che la Vita non perdona a "chi ha le ali e non vola". Essere Bene ha molto più a vedere con lo spendersi, il mettersi in gioco che con il preservarsi, risparmiando, non sulle energie, ma sulle opportunità. Che non è passare la giornata " a fare", ma non lasciare che la giornata passi senza ricordarsi di "essere". Confidando nella Vita, che non conosce il significato della parola "errore", ma amorevole ci accompagna nei nostri percorsi. Che sono tutti giusti. Se guardati ad occhi aperti. Se respirati consapevolmente. Se vissuti per crescere. Che sono tutti giusti, anche quando ci sembra facciano male e ci costringono a deviare, a piegarci su noi stessi per guardarci più da vicino.
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Riprendo da un post di FB, un brano tratto dalla "comunità mondiale per la meditazione cristiana:testimonianza dei Padri del Deserto ":
"Un fratello della comunità' commise una colpa. Venne convocato un consiglio a cui fu invitato Abba Mose, ma egli si rifiutò di andare. Il prete a capo del consiglio mandò allora qualcuno a dirgli: ‘Vieni, perché ti stanno aspettando tutti’ . Quindi egli si alzò e andò. Prese una brocca che perdeva, la riempì d’acqua, e la portò con sé. Gli altri uscirono per andargli incontro e gli dissero: ‘Che cosa è questo, Padre?’ Il vecchio disse loro: ‘i miei peccati scivolano dietro di me, e io non li vedo, ed oggi vengo per giudicare l’errore di un altro.' A queste parole essi non dissero più nulla al fratello, ma lo perdonarono. ...Nel giudicare gli altri li congeliamo con lo sguardo; li intrappoliamo in un particolare momento nel tempo, non concedendo loro la possibilità di progredire e di crescere cosa che può realmente accadere in un istante." Non giudicare ha però poco a che fare coll'idea di bontà. Si dice che mentre protendo l'indice per indicare la colpa di qualcuno, tre delle dita della mano sono materialmente girate verso di me, indicano cioè me stesso. Non è raro che nell'altro indichiamo qualcosa che non ci piace o che temiamo di noi stessi. Il politico ladro, ad esempio, che un tantino ogni italiano invidia e che ci induce nella tentazione di approfittarsi, a nostro turno, di una posizione favorevole. Dare un giudizio su qualcuno automaticamente mi fa perdere energia. Facciamoci caso mentre ci capita. E' come se entrassimo in una sfera di influenza che non ci appartiene e dove ci comportiamo da ospiti ingrati. Come essere invitati a casa di amici e portar via qualcosa di nascosto. A questo si riferisce Gesù quando ci dice di parlare solo per dire si o per dire no (Matteo 5,37). Cosa sappiamo, in verità, della coscienza altrui, quando fatichiamo a fare luce persino sulle motivazioni alle nostre azioni? Non giudicare non significa giustificare, assolutamente. Significa restare nella Luce. E la coscienza degli altri è una zona d'ombra per noi, come Abba Mose sapeva bene. Essere Bene vuol dire conservare le energie (che non sono illimitate) per ciò che ci fa stare Bene. Essere Bene passa attraverso volersi bene.
Dati USA, il 45% dei decessi per tumore sono associate a situazioni "modificabili" nella nostra vita. Il fumo di sigaretta, il sovrappeso, la vita sedentaria, la dieta inappropriata, ad esempio. E forse aggiungerei anche un'esistenza in cui non ci riconosciamo, che non ci suona vera, laggiù, da qualche parte, in profondità nel proprio essere. Cominciando dalle " cose facili" mangiare prosciutti e salumi è sicuramente dimostrato aumentare il rischio di tumore del colon. Così come introdurre anti-ossidanti naturali (beta carotene, selenium, vitamine C ed E) e soprattutto adeguate quantità di vitamina D può avere effetto protettivo. Anche introdurre sostanze alcoliche in eccesso è associato al rischio di tumore. L'obesità è associata ad almeno una dozzina di diverse forme di tumore. Ma già perdere almeno il 10% del peso corporeo, nelle persone obese, riduce sensibilmente l'"infiammazione" del fegato. Ed esistono farmaci che possono aiutare, ma solo chi è determinato a perdere peso. Anche la chirurgia è una valida opzione in situazioni compromesse. Similmente, il fumo è purtroppo associato ad una dozzina di diverse forme di tumore. Esistono farmaci che possono aiutare chi davvero desidera smettere. E, pur non esistendo "soluzioni magiche", l'agopuntura e la fitoterapia cinese possono dare una mano a mantenere in equilibrio un organismo stressato dall'astensione dal fumo. Centocinquanta - trecento minuti alla settimana di attività fisica moderata sono sufficienti a ridurre il rischio di tumore della mammella, dell'utero e del colon, in un adulto sano. Senza menzionare la sensazione di equilibrio e di benessere che ne deriva. Circa il quinto "fattore di rischio", non esistono situazioni esistenziali "buone o cattive " in assoluto. Esiste una modalità in cui si guarda con gli occhi bene aperti (magari accogliendo ciò che non si può modificare nella propria vita) ed un'altra in cui ci si oppone con rabbia o depressione o addirittura negazione al corso che la nostra esistenza sta seguendo. Questa volta mi permetto di farmi aiutare dalle parola di una "ricercatrice", Emanuela Pacifici, per "riflettere" (cioè vedersi attraverso uno specchio), se mi è concessa una volta ancora, sul tema della "relazione sentimentale" (che forse passa attraverso il sentimento, sì, ma per andare oltre).
Ci possono essere diverse modalità di relazione in una coppia. Nessuna è meglio o peggio e possono sovrapporsi: ciò che conta è la consapevolezza di dove siamo. Una è quella del rifugio-contenitore, in cui insieme ci si difende meglio dalle insidie del "là fuori" , ma, spesso e soprattutto, dalla paura della solitudine. L'altro è qualcuno che "ami e ti ama" sorreggendo le tue fragilità: è questa la logica aspettativa reciproca, quella che spesso va in crisi. Un'altra è la modalità progetto, in cui insieme si hanno da realizzare percorsi, quello genitoriale, ad esempio. L'altro è qualcuno con cui "fare". La crisi è non avere più nulla da fare insieme. Quando i figli sono cresciuti, ad esempio. C'è una modalità molto "rischiosa", poi. Nel senso che non prevede ritorni, non si basa su un giuramento, fa della precarietà la sua natura. Quella in cui si sta assieme per Crescere. Consapevoli che l'Amore è Vita. E quindi ha un inizio ed una fine, almeno nel tempo "tradizionale". Perchè in quello dell'Anima, là dove due creature vibrano insieme fino ad essere Una, è PERSEMPRE. Ed infatti mi concedo di non mettere il punto alla fine delle parole della Pacifici. In questa modalità, il concetto di crisi si stempera dolcemente fino a lasciar posto all'unico sentimento possibile, quando due creature separano le loro strade, almeno nell' esistenza quotidiana: la Gratitudine. In questa modalità "soffrire per amore" è una contraddizione. E ognuno è responsabile della propria personale sofferenza. In questa modalità l'amore è "la più potente via verso la verità di chi siamo" (Platone, Simposio). L'Amore può solo "Essere Bene". "Non ho bisogno di te, ho voglia di te. Non ho spazi vuoti da riempire, ho spazi da condividere. Non mi aspetto che tu mi renda felice, desidero sorridere della tua gioia e farti sorridere della mia. Non ti amo da morire, non sono tua e non sei mio. Sono completa anche senza di te, sei perfetto anche senza di me. Non morirò se andrai via. Non ti carico della responsabilità della mia personale soddisfazione, ti accolgo come specchio e messaggero, ti offro i miei occhi per indagare nei tuoi. Non ti lego né mi lascio legare dal bisogno di essere amata, dalla paura dell'abbandono. Io non sono sola senza di te, tu non sei perso senza di me. Siamo due meravigliosi e preziosi universi, completi, perfetti, che si incontrano per creare nuovi mondi. Non chiuderò porte e finestre per tenerti accanto a me, non ti permetterò di limitare il mio volo. Onoro la tua libertà scegliendo ogni giorno la mia" |
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October 2024
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