Lo scopo di una recente revisione di studi scientifici pubblicato nel 2021 sulla rivista medica Vascular Health and Risk Management è stato quello di fornire un riassunto completo delle prove scientifiche sugli effetti di 10 dei frutti nutrizionali più comuni disponibili in commercio, registrati contro le malattie cardiovascolari.
I 10 frutti che sono stati analizzati in questa revisione di studi sono: mela, avocado, uva, mango, arancia, kiwi, melograno, papaia, ananas e anguria. Nel complesso, la presente revisione ha rilevato che i frutti nutrienti e i loro costituenti apportano benefici significativi per la gestione e il trattamento di malattie cardiovascolari quali infarto del miocardio, ipertensione, malattia delle arterie periferiche, malattia coronarica, dislipidemia, ictus ischemico, aterosclerosi, insufficienza cardiaca, complicanze cardiovascolari del diabete...ma riguardo le mele c'è ancora di più. Lo studio di Sandoval-Ramírez del 2020 ha stabilito che l’assunzione dell’intera mela (compresa di buccia cioè) era correlata a un ridotto rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, mortalità per cardiopatia ischemica, mortalità per ictus. Un'altro studio della revisione scientifica in esame afferma che il consumo di mele abbassa il rischio di mortalità in generale e anche quello associato a tumore nelle donne in età postmenopausale. Un altro studio citato dalla nostra revisione di studi è quello di Bondonno e altri ricercatori, i quali hanno dimostrato che gli effetti cardioprotettivi delle mele sono dovuti principalmente alla presenza di flavonoidi (antiossidanti) molto abbondanti nella buccia della mela. La ricerca scientifica ha dimostrato da tempo che le mele sono ricche di polifenoli (antiossidante) e pectina (un tipo di fibra), noti per essere elementi bioattivi e protettivi per tante patologie. Tuttavia, è interessante notare che altri studi scientifici hanno riferito che la forma liquida del succo di mela è priva di pectina e di altri componenti della buccia, concludendo che “la componente fibrosa è necessaria per l’effetto di riduzione del colesterolo delle mele negli esseri umani sani e che il succo di mela chiaro potrebbe non essere un surrogato adatto del frutto intero nelle raccomandazioni nutrizionali”. È interessante notare che lo studio di Tian e altri ricercatori abbia dimostrato che i topi a cui erano stati somministrati 250 mg/kg di estratti di buccia e polpa di mela per 28 giorni avevano una pressione sanguigna più bassa, miglioramento della qualità di funzionamento delle arterie, riduzione della resistenza all’insulina (minor probabilità di diabete). I risultati hanno inoltre indicato che l’estratto di buccia di mela possedeva maggiori effetti cardioprotettivi contro l’aterosclerosi nei topi rispetto all’estratto di polpa di mela senza buccia. Un altro studio del 2017 ha scoperto che la buccia di mela riduce la glicemia, il colesterolo totale, il colesterolo LDL, i trigliceridi, l’azoto ureico, l’insulina e la dimetilarginina asimmetrica nei topi con sindrome metabolica. In pratica migliora il metabolismo e contrasta l'insorgenza di diabete. È particolarmente importante, in conclusione, consigliare alle persone, e specie ai pazienti con malattie cardiovascolari già diagnosticate, di aumentare l’assunzione di mela intera (cioè con la buccia), poiché questa abitudine alimentare può migliorare il profilo del colesterolo nel sangue, ridurre la pressione sanguigna, e prevenire l’infiammazione. Come ho spiegato però molte volte, la frutta con la buccia si può consumare in tranquillità solo nel caso in cui sia biologica o proveniente da alberi o coltivazioni convenzionali che non abbiano fatto uso di pesticidi e altre sostanze chimiche per la loro produzione, perché in caso contrario tali pesticidi si annidano in maniera definitiva e pericolosa proprio nella buccia, in prevalenza. [di Gianpaolo Usai] L'Indipendente
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Di Edi Prandi
La lombalgia, ovvero il dolore alla schiena in zona lombare, è una patologia molto frequente: circa l’80% della popolazione presenta, nel corso della propria vita, un episodio di lombalgia. La maggior parte degli episodi acuti ha un decorso clinico benigno, ma il 10-20% dei pazienti svilupperà una lombalgia cronica (ovvero persistente per più di 3 mesi) o recidivante. La lombalgia cronica è una problematica severa che causa limitazione funzionale, disabilità e compromissione della qualità della vita. Nella popolazione professionalmente attiva rappresenta una causa di assenteismo e perdita di produttività, tra le persone oltre i 60 anni è una delle principali cause di disabilità. In una piccola percentuale di casi è possibile identificare una patologia sottostante (neoplasie, osteoporosi, fratture…), che va sempre indagata, ma nella maggior parte dei casi non viene identificata una causa specifica, si parla quindi di “lombalgia aspecifica”. (1,8) Non solo l’Organizzazione Mondiale della sanità include la lombalgia tra le “Malattie, sintomi o condizioni per cui gli studi hanno dimostrato l’efficacia dell’agopuntura”, ma da diversi anni alcune linee guida internazionali includono l’agopuntura tra i trattamenti consigliati nella lombalgia, sia acuta che cronica (2) o solo cronica. (3) Una recente revisione (2021) include 11 lavori su circa 700 pazienti che confermano l’efficacia dell’agopuntura nel ridurre in modo significativo il livello del dolore nella lombalgia acuta. Tra questi, 2 provano anche la minor necessità di assunzione di farmaci antidolorifici da parte dei pazienti. (4) E’ però la forma cronica quella più indagata. Una revisione Cochrane del 2020 (33 studi, 8270 soggetti) attesta che, nella lombalgia cronica aspecifica, l’agopuntura è in grado di alleviare il dolore e ridurre la limitazione funzionale nel breve termine, senza significativi effetti collaterali. Rispetto alle terapie abitualmente impiegate (farmacologica, fisioterapia, esercizio fisico) l’agopuntura non risulta più efficace nel ridurre il dolore, ma appare più efficace nel ridurre la limitazione funzionale. (5) Nello stesso anno uno studio clinico controllato e randomizzato su 66 pazienti con lombalgia cronica confrontava l’efficacia dell’agopuntura manuale con l’elettroagopuntura, e concludeva che entrambe le metodiche risultavano efficaci nel ridurre sia l’intensità del dolore che il livello di disabilità, intesa come limitazione nello svolgimento delle abituali attività quotidiane. (6) Un’altra recente revisione (2021) conclude che l’agopuntura possa essere considerata un trattamento di prima linea nei pazienti con questo problema. (7) L’efficacia dell’agopuntura in questa patologia è ora riconosciuta anche dalle nostre istituzioni sanitarie, tanto che, a luglio 2022, è stata inserita nelle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità per il trattamento della lombalgia cronica. (8) https://www.sowen.it/centro-medico/2023/10/10/lombalgia-e-agopuntura/ BIBLIOGRAFIA
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