La dieta mediterranea è universalmente riconosciuta essere tra le più benefiche per la salute, per prevenire malattie cardio-vascolari e degenerative.
Quali sono gli elementi di eccellenza del nostro mangiare sano? L'Olio di Oliva sicuramente. In particolare l'attenzione è verso l'oleuropeina. Contenuta principalmente nelle foglie dell'olivo europeo, possiede proprietà da panacea, a leggere i numerosi lavori scientifici che le sono dedicati. L’oleuropeina avrebbe diverse proprietà farmacologiche antiossidanti, contrastanti l’insorgenza delle tumori, antinfiammatorie ed anche antivirali e antimicrobiche; potrebbe esercitare effetti di protezione per le malattie del cuore, della circolazione ed abbassare il livello di colesterolo nel sangue. Esistono studi in corso di malattie degenerative del sistema nervoso, come la demenza, in cui è risultata efficace. Interessanti gli effetti in corso di ipertensione arteriosa, dove avrebbe un effetto di vasodilatazione, un pò simile a quello di alcuni farmaci, tipo antagonisti e diuretici. L'effetto di anti-aggregazione piastrinica spiegherebbe la protezione in prevenzione di trombosi e ischemia cardiaca. Segnalati effetti antireumatici e antipiretici . Il Tirosolo, contenuto, nell'oleuropeina, potrebbe contribuire alla riduzione di peso. L'invito, al di là dell'uso dell' oleuropeina sotto guida specialistica per particolari problemi di salute, è consumare giornalmente la corretta quantità di olio di oliva, riducendo invece i grassi animali e, soprattutto, gli zuccheri. https://doi.org/10.1016/j.nutres.2019.05.003 https://doi.org/10.1016/j.clnu.2018.11.009 https://doi.org/10.21873/invivo.11529 https://doi.org/10.1007/s00394-016-1188-y https://doi.org/10.17179/excli2017-1002 10.3390/ijms24054353
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L'attività fisica svolta regolarmente e senza eccessi sostiene la vitalità dei nostri microbi intestinali "buoni", quelli che ci aiutano digerire i cibi e a rimanere in salute.
Come sostenevano gli antichi, nel mezzo c'è l'equilibrio: la sedentarietà è dannosa a tutto il nostro organismo, compresa l'efficienza della nostra riserva di piccoli amici intestinali; ma un'esercizio svolto in maniera irregolare ed eccessiva (oltre le nostre capacità e magari solo nel week-end) finisce con il sortire ugualmente un effetto negativo. Meglio una camminate di venti minuti ogni giorno che una corsa di un'ora e mezza una volta alla settimana. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35799284/ Lo scopo di una recente revisione di studi scientifici pubblicato nel 2021 sulla rivista medica Vascular Health and Risk Management è stato quello di fornire un riassunto completo delle prove scientifiche sugli effetti di 10 dei frutti nutrizionali più comuni disponibili in commercio, registrati contro le malattie cardiovascolari.
I 10 frutti che sono stati analizzati in questa revisione di studi sono: mela, avocado, uva, mango, arancia, kiwi, melograno, papaia, ananas e anguria. Nel complesso, la presente revisione ha rilevato che i frutti nutrienti e i loro costituenti apportano benefici significativi per la gestione e il trattamento di malattie cardiovascolari quali infarto del miocardio, ipertensione, malattia delle arterie periferiche, malattia coronarica, dislipidemia, ictus ischemico, aterosclerosi, insufficienza cardiaca, complicanze cardiovascolari del diabete...ma riguardo le mele c'è ancora di più. Lo studio di Sandoval-Ramírez del 2020 ha stabilito che l’assunzione dell’intera mela (compresa di buccia cioè) era correlata a un ridotto rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, mortalità per cardiopatia ischemica, mortalità per ictus. Un'altro studio della revisione scientifica in esame afferma che il consumo di mele abbassa il rischio di mortalità in generale e anche quello associato a tumore nelle donne in età postmenopausale. Un altro studio citato dalla nostra revisione di studi è quello di Bondonno e altri ricercatori, i quali hanno dimostrato che gli effetti cardioprotettivi delle mele sono dovuti principalmente alla presenza di flavonoidi (antiossidanti) molto abbondanti nella buccia della mela. La ricerca scientifica ha dimostrato da tempo che le mele sono ricche di polifenoli (antiossidante) e pectina (un tipo di fibra), noti per essere elementi bioattivi e protettivi per tante patologie. Tuttavia, è interessante notare che altri studi scientifici hanno riferito che la forma liquida del succo di mela è priva di pectina e di altri componenti della buccia, concludendo che “la componente fibrosa è necessaria per l’effetto di riduzione del colesterolo delle mele negli esseri umani sani e che il succo di mela chiaro potrebbe non essere un surrogato adatto del frutto intero nelle raccomandazioni nutrizionali”. È interessante notare che lo studio di Tian e altri ricercatori abbia dimostrato che i topi a cui erano stati somministrati 250 mg/kg di estratti di buccia e polpa di mela per 28 giorni avevano una pressione sanguigna più bassa, miglioramento della qualità di funzionamento delle arterie, riduzione della resistenza all’insulina (minor probabilità di diabete). I risultati hanno inoltre indicato che l’estratto di buccia di mela possedeva maggiori effetti cardioprotettivi contro l’aterosclerosi nei topi rispetto all’estratto di polpa di mela senza buccia. Un altro studio del 2017 ha scoperto che la buccia di mela riduce la glicemia, il colesterolo totale, il colesterolo LDL, i trigliceridi, l’azoto ureico, l’insulina e la dimetilarginina asimmetrica nei topi con sindrome metabolica. In pratica migliora il metabolismo e contrasta l'insorgenza di diabete. È particolarmente importante, in conclusione, consigliare alle persone, e specie ai pazienti con malattie cardiovascolari già diagnosticate, di aumentare l’assunzione di mela intera (cioè con la buccia), poiché questa abitudine alimentare può migliorare il profilo del colesterolo nel sangue, ridurre la pressione sanguigna, e prevenire l’infiammazione. Come ho spiegato però molte volte, la frutta con la buccia si può consumare in tranquillità solo nel caso in cui sia biologica o proveniente da alberi o coltivazioni convenzionali che non abbiano fatto uso di pesticidi e altre sostanze chimiche per la loro produzione, perché in caso contrario tali pesticidi si annidano in maniera definitiva e pericolosa proprio nella buccia, in prevalenza. [di Gianpaolo Usai] L'Indipendente Di Edi Prandi
La lombalgia, ovvero il dolore alla schiena in zona lombare, è una patologia molto frequente: circa l’80% della popolazione presenta, nel corso della propria vita, un episodio di lombalgia. La maggior parte degli episodi acuti ha un decorso clinico benigno, ma il 10-20% dei pazienti svilupperà una lombalgia cronica (ovvero persistente per più di 3 mesi) o recidivante. La lombalgia cronica è una problematica severa che causa limitazione funzionale, disabilità e compromissione della qualità della vita. Nella popolazione professionalmente attiva rappresenta una causa di assenteismo e perdita di produttività, tra le persone oltre i 60 anni è una delle principali cause di disabilità. In una piccola percentuale di casi è possibile identificare una patologia sottostante (neoplasie, osteoporosi, fratture…), che va sempre indagata, ma nella maggior parte dei casi non viene identificata una causa specifica, si parla quindi di “lombalgia aspecifica”. (1,8) Non solo l’Organizzazione Mondiale della sanità include la lombalgia tra le “Malattie, sintomi o condizioni per cui gli studi hanno dimostrato l’efficacia dell’agopuntura”, ma da diversi anni alcune linee guida internazionali includono l’agopuntura tra i trattamenti consigliati nella lombalgia, sia acuta che cronica (2) o solo cronica. (3) Una recente revisione (2021) include 11 lavori su circa 700 pazienti che confermano l’efficacia dell’agopuntura nel ridurre in modo significativo il livello del dolore nella lombalgia acuta. Tra questi, 2 provano anche la minor necessità di assunzione di farmaci antidolorifici da parte dei pazienti. (4) E’ però la forma cronica quella più indagata. Una revisione Cochrane del 2020 (33 studi, 8270 soggetti) attesta che, nella lombalgia cronica aspecifica, l’agopuntura è in grado di alleviare il dolore e ridurre la limitazione funzionale nel breve termine, senza significativi effetti collaterali. Rispetto alle terapie abitualmente impiegate (farmacologica, fisioterapia, esercizio fisico) l’agopuntura non risulta più efficace nel ridurre il dolore, ma appare più efficace nel ridurre la limitazione funzionale. (5) Nello stesso anno uno studio clinico controllato e randomizzato su 66 pazienti con lombalgia cronica confrontava l’efficacia dell’agopuntura manuale con l’elettroagopuntura, e concludeva che entrambe le metodiche risultavano efficaci nel ridurre sia l’intensità del dolore che il livello di disabilità, intesa come limitazione nello svolgimento delle abituali attività quotidiane. (6) Un’altra recente revisione (2021) conclude che l’agopuntura possa essere considerata un trattamento di prima linea nei pazienti con questo problema. (7) L’efficacia dell’agopuntura in questa patologia è ora riconosciuta anche dalle nostre istituzioni sanitarie, tanto che, a luglio 2022, è stata inserita nelle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità per il trattamento della lombalgia cronica. (8) https://www.sowen.it/centro-medico/2023/10/10/lombalgia-e-agopuntura/ BIBLIOGRAFIA
"Uno degli eventi avversi più comuni legata alla somministrazione di alcuni agenti chemioterapici neurotossici (composti del platino, taxani, alcaloidi della vinca, bortezomib) è la neuropatia periferica indotta da chemioterapia" cioè una sensazione di puntura di spilli o altro tipo di fastidio più o meno doloroso, con ridotta sensibilità alle gambe o alle braccia.
In questo lavoro scientifico, "Sono stati studiati 40 pazienti, suddivisi in modo casuale in due gruppi": 20 pazienti sono stati sottoposti ad agopuntura per tre settimane gli altri 20 a 4 settimane di terapia con vitamina B1 e gabapentin , un farmaco che agisce sul sistema nervoso. Sono stati poi seguiti per ancora un mese. I risultati sono a favore dell'agopuntura: maggiore efficacia e assenza di effetti collaterali, a differenza del farmaco. Ancora una volta si può affermare che l'agopuntura può affiancare efficacemente i pazienti che devono sottoporsi a chemioterapia, nel loro difficile e complicato percorso. https://www.sowen.it/blog/2023/07/08/neuropatie-e-agopuntura/ Uno studio del 2017 pubblicato sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry, illustrato dalla dottoressa Renata Alleva, nutrizionista e ricercatrice dell’Università di Bologna, ha dimostrato l’efficacia di alcune sostanze detergenti presenti in commercio come il bicarbonato di sodio e l’acqua clorata, e di altre sostanze preparate in casa, nella rimozione dei residui di pesticidi superficiali (buccia) e interni alle mele, cioè presenti anche nella polpa del frutto. Questi ultimi sono chiamati pesticidi sistemici, e penetrano anche all’interno del frutto.
Quale fra questi è risultato il metodo più efficace? La dottoressa Alleva spiega che «i residui dei due pesticidi depositati superficialmente nella buccia, sono stati rimossi completamente dal lavaggio con bicarbonato di sodio, ma ci sono voluti ben 15 minuti, mentre acqua corrente e soluzione clorata, non sono risultati efficienti." Ahimè, la rimozione dei pesticidi interni al prodotto non è risultata altrettanto efficace, come era ragionevole pensare. Comunque "va detto che non basta lasciare la frutta e la verdura in ammollo in acqua e bicarbonato. Occorre anche poi strofinare l’alimento per qualche minuto o spazzolarlo all’interno del recipiente con l’acqua. Usate 2 cucchiai di bicarbonato diluiti in un litro d’acqua, come unità di misura e di riferimento. Se avete bisogno di più acqua, aumentate anche la quantità di bicarbonato di conseguenza. Un dato molto importante è che è meglio usare acqua tiepida, non fredda." Altri metodi relativamente efficaci sono stato uno spray di acqua, bicarbonato e limone e il lavaggio con acqua e aceto. Val la pena di considerare che la buccia è naturalmente ricca di sostanze benefiche che andrebbero ingerite e non buttate nella spazzatura. E' anche ragionevole considerare che alcuni prodotti "ad esempio fragola e cavolfiore hanno superfici porose ed è più difficile eliminare residui di pesticidi, rispetto a frutti come la mela o i mirtilli." In definitiva, per quanto possibile, è bene usare prodotti che sappiamo trattati poco, magari perchè conosciamo il produttore. O biologici, che garantiscano solo l'uso di sostanze non tossiche, almeno per quel che ne sappiamo oggi. Purtroppo la letteratura scientifica è piena di sostanze considerate innocue per anni e poi rivelatesi addirittura mortali. Fonte del virgolettato: Gianpaolo Usai, L'Indipendente. “Per milioni di persone in tutto il mondo la medicina tradizionale è la prima tappa per la salute e il benessere”, ha scritto l’OMS sui social media.
“La medicina tradizionale affonda le sue radici nella conoscenza indigena e nelle risorse naturali delle comunità. Per secoli è stata una risorsa integrale per la salute delle famiglie . L’OMS lavora per rafforzare la base di prove della medicina tradizionale, migliorandone la sicurezza e l’efficacia”, ha continuato l’organizzazione delle Nazioni Unite. L’organismo medico internazionale ha sostenuto come esempi di medicine “tradizionali” i seguenti: agopuntura, ayurveda, fitoterapia, omeopatia, naturopatia, osteopatia, medicina tradizionale cinese e medicina Unani. "È noto che una dieta che comprenda frutta e verdura su base quotidiana sia molto salutare. Occorre però sapere che le produzioni industriali portano a trattamenti anche molto pesanti di pesticidi sulle coltivazioni" per cui il rischio è :mangiamo male, pensando di mangiare bene.
In quale maniera i pesticidi sono pericolosi?
"La frutta si conferma la categoria più colpita: oltre il 70,3% dei campioni contiene uno o più residui.Le tipologie più colpite sono pere, uva e pesche. Nel 91,67% dei campioni di pere analizzati, ad esempio, sono stati rilevati fino a 22 diverse categorie di fitofarmaci tra cui Acetamiprid (14,2%) e Boscalid (12,5%). Tra gli alimenti trasformati, il vino e i cereali integrali sono quelli con maggior percentuali di residui permessi, contando rispettivamente circa il 61,8% e il 77,7%." "La situazione diventa molto più preoccupante nei prodotti d’importazione extra UE, dove i residui per ciascun singolo pesticida superano mediamente di 5 volte quelli riscontrati nei prodotti italiani. Anche perché nei Paesi extra UE sono ancora legali dei pesticidi vietati nell’UE da molti anni, come ad esempio il DDT. E non si può certo dire che in Italia non arrivi frutta e verdura da Paesi extra UE, basti pensare solo a banane (solitamente da Africa e Sudamerica), ananas, papaya, mango, avocado, limoni (Argentina), arance (nord Africa e Sudafrica), ma pensiamo anche ad altri alimenti molto consumati come riso (India, Pakistan), mirtilli (Sudamerica) caffè, tè, cacao, cioccolato, tutti con materia prima proveniente da Stati lontani non appartenenti alla UE." Perchè i pesticidi sono pericolosi per la salute? "I pesticidi aumentano notevolmente il rischio di ammalarsi di cancro e di altre patologie. Nonostante questo, le aziende produttrici continuano a venderli in tutti i Paesi dove ne è consentito l’uso." Quindi? Acquistiamo, per quanto possibile, frutta e verdura locali, da piccoli produttori di cui ci fidiamo Preferiamo i prodotti stagionali, quelli coltivati in serra hanno più alte probabilità di essere inquinati da pesticidi. Occhio alle etichette. Controlliamo l'origine dei prodotti e , tra quelli extra UE, preferiamo quelli biologici (i prodotti del Commercio Equo e Solidale spesso lo sono) Liberamente tratto da L'Indipendente, Gianpaolo Usai. Il kefir è "banalmente" latte fermentato. L'idea di fermentare il latte si perde nella notte dei tempi, da quando l'umanità si pose la domanda su come conservarlo. In effetti, il latte fermentato perde la sua componente di lattosio che si trasforma in componenti acide, di più lunga conservazione rispetto al lattosio, ma soprattutto benefiche per la salute.
A differenza dello yogurth, in cui sono presenti pochi ceppi batterici, nel kefir se ne ritrovano almeno 30, assieme ai lieviti, in un amalgama veramente peculiare. Questa enorme quantità di batteri producono sostanze utili alla loro salute. E siccome nel nostro intestino ci portiamo in giro un numero di batteri superiore alle cellule del nostro corpo, ecco che il Kefir è utile anche a noi. A quella parte di noi che è composta di batteri intestinali. E se i "nostri batteri personali" stanno bene, stiamo bene anche noi. Questo ormai la scienza lo ha dimostrato circa molte malattie intestinali, ma non solo: persino l'ansia e la depressione correlano con la qualità del nostro bagaglio intestinale di batteri, che si chiama microbiota. Esistono numerosi studi scientifici che confermano l'impatto positivo del Kefir sulla salute https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31159409/: ’attività antimicrobica, per cui difende dalle infezioni intestinali; regolazione del livello di colesterolo; effetto benefico sul sistema immunitario, effetti antiossidanti, effetti antidiabetici, effetti antiallergici, e attività antitumorali. La maggior parte degli studi sono su animali, in realtà, dove ha dimostrato di possedere azione anti-infiammatoria, anti-ossidante ed anti-tumorale. Ed è probabile che non ci saranno studi su umani su vasta scala. Per fortuna, forse. Perchè il kefir costa pochissimo e quindi la ricerca farmaceutica non ha interesse, in questi casi. In effetti preparare il kefir è veramente facile. Richiede meno tempo che avere un criceto in casa. La parte più delicata è iniziare, cioè trovare un "donatore". Il kefir si può acquistare, naturalmente, ma è probabile che quello "fatto in casa" abbia qualità più alta. Non contenendo più lattosio, può essere utilizzato da chi ne ha intolleranza, ma non per chi ha allergie alle proteine del latte (e comunque esiste anche un Kefir di acqua). E' bene comunque introdurlo nella dieta poco alla volta. Il benessere, l'Essere Bene passa per cose semplici. ....la carne italiana contiene circa 2,5 volte la quantità di antibiotici della media europea. https://www.ema.europa.eu/en/documents/report/sales-veterinary-antimicrobial-agents-31-european-countries-2018-trends-2010-2018-tenth-esvac-report_en.pdf Negli allevamenti intensivi, l’uso degli antibiotici sugli animali aumenterà dell'8% entro il 2030. https://journals.plos.org/globalpublichealth/article?id=10.1371/journal.pgph.0001305 i <strong>polli Broiler a rapido accrescimento a un’esistenza breve e intrisa di sofferenza. Gli animali crescono troppo e troppo in fretta: in appena sette settimane la razza di polli più consumata al mondo passa da pochi grammi di peso a quasi 3 kg. Questa crescita rapida ed eccessiva causa problemi alle loro ossa, con uno scheletro incapace di svilupparsi alla stessa velocità con cui prendono peso. Così i polli finiscono per passare gran parte della loro vita senza alzarsi da terra, costantemente a contatto con la lettiera dove si depositano le feci e le urine degli stessi animali. https://animalequality.it/agisci/sofferenza-polli-broiler#:~:text=I%20polli%20a%20rapido%20accrescimento%20allevati%20dall%E2%80%99industria%20della,la%20salute%20fino%20a%20rendere%20loro%20impossibile%20vivere L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha più volte affermato che la esistenza antimicrobica cioè la diminuzione dell’efficacia dei farmaci per il trattamento delle infezioni batteriche, è una delle maggiori minacce alla salute globale, allo sviluppo e alla sicurezza alimentare. La carne è e diventerà sempre più un alimento "critico": per renderlo economico ai consumatori, la qualità della filiera viene "trascurata", a voler usare un eufemismo. Chi non sa farne a meno, potrebbe scegliere di mangiarne magari di meno, ma di qualità più alta, anche se diventerà via via più difficile. Sostituire la carne con altre fonti proteiche non solo si può fare, ma è una scelta salutare sia per quel che riguarda la qualità che gli anni di vita. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30624697/ |
E' Tempo per...Cose da Dire Archivi
October 2023
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