C’è un mistero che avvolge i segreti della Vita e della Morte,
nessuno può pretendere di capire risposte, nessuno conosce l’equazione del respiro, la formula del battito cardiaco, possiamo solo respirare, lasciare che sia battito. Il dolore ci accompagna tutta la vita. Anche il piacere, suo fratello. Noi ci scandalizziamo del primo e consideriamo un diritto il secondo. Noi vorremmo che fosse altrimenti. Con cura, attenzione, rispetto ci si avvicina a chi soffre, con silenziosa umiltà. Prendersi cura, significa esserti a fianco, offrirti opportunità, solo quelle che chiedi. Rispettare il tuo mondo. Nessuno è da salvare, perché già siamo salvi. Gratitudine, per il fiato che esce dall’Eterno, per il cuore che batte dentro l’Eterno, per il fiato che ritorna all’Eterno. Senza volere che fosse altrimenti. Ricordarlo io, per aiutare te a ricordarlo, è la cura.
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Siamo i grani di sabbia che scorrono inconsapevoli dentro la clessidra? o l'Essere Umano che li guarda scorrere, consapevolmente, traendone, uno alla volta, ciò che la Vita ci viene ad insegnare?
Quel po’ di distanza, tra noi e noi stessi, tra l’Io impegnato ad organizzare, gestire, soffrire, godere e Colui che lo osserva, un passo indietro. Quel tanto che basta per riconoscere il filo dell’Esistenza, l’Ordito che Qualcuno sta tessendo attorno alla nostra Vita, con una Sapienza che sarebbe arroganza pretendere di capire. Cui possiamo solo abbandonarci, come fa il marinaio con la corrente. O soffrire sforzandoci di dirigere il Timone controcorrente, nella Direzione cui ambiremmo muoverci. Gesù, nel Vangelo, parlava di Vento. Nessuno sa da dove viene né dove va. Puoi solo starci dentro. O trascorrere i tuoi giorni a resistere. Quel po’ di Distanza può essere il Vento interno, il Respiro. Imparare ad esserne consapevoli. E poi utilizzarlo per viaggiare nel Silenzio. Dentro di noi. Ricavandone quelle frazioni di millimetro che ci regalano quel po’ di distanza tra l’Io impegnato ad organizzare, gestire, soffrire, godere e Colui che lo osserva, un passo indietro. Lo Yoga lo insegna da anni. Ma anche Gesù nel Vangelo si ritira sulla Montagna, in silenzio, quando è il momento di pregare. O prima di prendere decisioni estreme, come nell’orto dei Getsemani. Quel po’ di Distanza è la differenza tra una vita d’ansia, tesa a risolvere problemi ed una in cui si sta nel problema, senza identificarsi con il problema. Perché se la pace fosse davvero assenza di problemi, è alla nevrosi che saremmo, senza scampo, condannati. Secondo la tradizione ayurveda i nostri respiri sono contati dalla nascita: ne abbiamo a disposizione solo quel numero, per cui è bene non sprecarli.
Tutte le volte che l'ansia o la rabbia ci costringono a respirare di più, la nostra vita si accorcia. Interessantemente, la nostra medicina tradizionale non dice cose troppo diverse. Numerose patologie cardiache e polmonari, persino il diabete ed alcuni casi di tumore, si associano all'iperventilazione (respirare troppo frequentemente, più di 15 volte al minuto). Fai caso a come respiri. Intanto osserva se usi la bocca od il naso, c'è una grande differenza. Magari potrebbero esseri utili alcuni esercizi. Se ti interessa l'argomento, consulta la sezione "respirazione" del sito Metodi semplici per ridurre i sintomi dello stress di Roy Eugene Davis (tratto da Furio Sclano www.kriyayoga.it) E’ normale avere sintomi moderati di stress, quando si affrontano situazioni che richiedono decisioni immediate da prendere o azioni efficaci repentine da compiere. Lo stress eccessivo indebolisce il sistema immunitario del corpo, esaurisce le energie, può interferire con l’agitazione emotiva e con il pensiero razionale. Quando sei teso, preoccupato o eccessivamente stressato, fai così: 1) Siediti con la schiena diritta in una posizione confortevole. 2) Inala ed esala profondamente tre o quattro volte. Senti il tuo diaframma (la parte al fondo della gabbia toracica) che si espande con l’inalazione, piuttosto di gonfiare il petto in modo eccessivo quando respiri. 3) Conta successivamente fino a 7 mentre inali. Fai una pausa (rimanendo in apnea) contando fino a 4 e conta fino a 7 mentre esali. Fermati ancora (sempre in apnea) contando fino a 4 e ricomincia. Ripeti questa procedura 8 o 10 volte. Il tuo corpo si rilasserà e mente ed emozioni si calmeranno. Sarai più consapevole del momento presente, penserai in modo razionale e sarai in grado di vedere eventi e circostanze in modo obiettivo. Sappiamo che in qualche maniera il cibo contiene anche tossine che ci arrecano danno. Lo sanno bene sia le tradizioni occidentali che quelle orientali. Sia il cristianesimo che l’islamismo, sia l’ induismo che l’ebraismo, la medicina ayurvedica come quella occidentale, infatti, invitano ad osservare periodi di digiuno. Nonostante questo nessuno si sognerebbe di eliminare il cibo totalmente dalla sua vita. Così come sappiamo che ci è necessario liberarci delle scorie degli alimenti attraverso la funzione intestinale. Sarebbe folle chi pensasse di trattenere il cibo ed i suoi residui per sempre in pancia. Con le emozioni, non è diverso. Là fuori c’è il Mondo. Sicuramente è un luogo pieno di pericoli, ci intimidisce, ci fa paura, ci blocca, addirittura. Eppure non abbiamo alternative a farci i conti ogni giorno, accogliendo emozioni come paura, rabbia, frustrazione, impotenza che dal contatto col mondo derivano. Quando, spaventati, ci rinchiudiamo in noi stessi, ci “barrichiamo in casa” per evitare sofferenza, in realtà ci stiamo procurando un danno. Infatti, rinunciamo così anche a quelle emozioni, come la gioia, la gratitudine, i sentimenti, il piacere che il Mondo ci regala, assieme alle “tossine” di paura e rabbia. Quando situazioni di squilibrio come la depressione ci portano alla chiusura, ne paghiamo un prezzo alto: “moriamo di fame” per paura di avvelenarci. Per crescere, evolvere, non condannarci all’atrofia dell’anima, dobbiamo rischiare, esattamente come fa la tartaruga che tira fuori la testa dal carapace per nutrirsi, rischiando di essere predata. Ma allora che fare delle emozioni negative? Gesù, in un passaggio del Vangelo, ce spiega, a proposito della zizzania (Matteo 13): erba cattiva che cresce in mezzo al grano. Ma estirparla significherebbe strappare vai anche il buon grano. Meglio aspettare il tempo della mietitura e poi separare ciò che ci fa bene da ciò che ci fa male. Rimaniamo “aperti” al Mondo, a tutte le opportunità che offre, le occasioni che ci concede, ma impariamo a “digerire” ed espellere le emozioni che ci danneggiano. La Medicina Cinese ci invita a non trattenere, a godere di tutto e poi lasciare andare. L’agopuntura e le erbe ci aiutano in questo. Ma, prima di tutto, possiamo imparare delle tecniche che ci aiutino a gestire le emozioni. La principale è la respirazione. Diventarne consapevoli, per prima cosa. E poi qualche semplice esercizio di espirazione, “buttare fuori”. La medicina occidentale ci è utile, con le tecniche di respiro buteyco, ad esempio. Ma lo yoga ha una tradizione millenaria, in ciò: il pranayama insegna tecniche per controllare il respiro. E controllare il respiro equivale a controllare la mente, ci dicono le scritture indiane (Haṭhayoga Pradīpikā - XV secolo). E controllare la mente significa evitare che si crogioli a lungo sulle situazioni della quotidiana esistenza ed impari a “lasciare andare”, invece di generare quell’ansia che noi tutti conosciamo bene e che ci auto-avvelena. |
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