Liberamente tratto dalle Mille e Una Notte:
"Avevano giocato a lungo insieme, Lei e il Vento. Così a lungo che il Tempo aveva smesso di scorrere, tra loro. A volte così attaccati che neppure le foglie appena cadute d'autunno e poi quelle morte d'inverno e poi quelle nuove di primavera e poi quelle mature dell'estate, ci passavano attraverso. Lei era un magnifico tappeto di Persia, davvero tessuto da mani divine. Viveva in una stanza riccamente arredata, in un grazioso piccolo palazzo di Istanbul e dalla finestra arrivavano i sapori del mare, quando il vento girava sul Bosforo. Era la dimora di gente ricca, soprattutto, nel cuore; creature che la facevano sentire voluta e utile e la trattavano di ogni riguardo. Il padrone di casa era un babbo, per lei. Sovraintendeva alle scuderie ad al serraglio del palazzo del Sultano e la sera tornava a casa così stanco che spesso si addormentava su di lei. Ci camminava sopra coi suoi magnifici (affermava lui) piedi nudi che erano grosso motivo di vanto. "Non sono bellissimi, moglie?", diceva ridendo. La moglie annuiva, divertita, sempre indaffarata come era a fare sì che nel palazzo tutto procedesse così liscio da non accorgersi delle mille faccende da sbrigare. Ma Lei, il bel tappeto, vedeva tutto. E amava queste scene di famiglia. I ragazzi, alle prese prima con la scuola coranica, poi con giovani amori ed infine coi servizi da svolgere per il Sultano, se ne erano andati uno ad uno, ai tre confini dell'Impero. Troppo meticolosi, troppo burloni o troppo seri: li amava tutti, Lei. Quando le facevano scherzi feroci con l'acqua, quando si dimenticavano di salutarla perchè troppo indaffarati, quando ci si sdraiavano sopra coccolandosi. E, col calore naturale del suo tessuto, contribuiva a mantenere "confortevole" la temperatura della famiglia. Si era anche invaghita di un bel giovane che frequentava la casa. Un ragazzo di cuore, anche lui. Che voleva bene alla gente. Anche se forse non ancora abbastanza a sè stesso, pensava il bel tappeto, sospirando. Se ne stava per terra, buonina, a ricoprire il raffinato pavimento di marmi; quello era il suo compito. E ne era contenta. Però. "Questo sono?", pensava tra sè. Ed uno strano fremito la attraversava. Una Notte delle Mille, la finestra si spalancò improvvisa. Il Vento entrando mise tutto in subbuglio e, con una folata più forte, la sollevo' e la trascinò in aria. Il Vento è qualcosa da cui guardarsi, questo le avevano insegnato e Lei era spaventata. Ma non solo. Per la prima volta, si librava in aria, libera. E la prospettiva da lassù cambiava completamente. Le cose grandi diventavano insignificanti, anche il palazzo del Sultano, e quelle invisibili finalmente si potevano vedere. Non c'era bisogno di parole, nel Vento. Ci si lasciava andare e si danzava le musiche che l'aria suonava per loro. A volte burrascose e passionali, altre così profonde da risuonare di Silenzio. Vide luoghi così alti da accecarla e altri così profondi da farle venire le vertigini. "Questo sono, alla fine", meditava nel suo cuore, con Gioia. E fu così che se ne accorse. Un filo della sua magnifica trama persiana era rimasto impigliato nel cuore del bel giovane. E allora dopo mille e una giravolta nel Vento, Lei decise di tornare a terra. Ma invece che sistemarsi come le avevano insegnato, si arrotolò tutta intorno al proprio cuore, formando una sorta di nido. Caldo e accogliente come solo lei sapeva essere calda e accogliente. Così calda e accogliente che una simpatica margherita non seppe resistere e ci si posò dritta dentro. ll Vento guardava e vedeva. Sorrideva e piangeva, perchè l'Amore può far fare (per usare un verbo alla maniera araba) Tutto perchè è Uno. Lei lo salutò, Lui le rispose carezzandola come solo in Vento sa fare. "Ti rivedrò?" le chiese. "Ogni volta che chiuderai gli occhi, persempre" rispose Lui. "Ma come farò a riconoscerti, avrai Ali?", gli chiese ancora. "Sarà semplice, sai, Jasmine. Magari difficilissimo da accogliere, ma sorprendentemente semplice: vedrai i tuoi scudi abbandonati per terra, ascolterai Silenzio dove gli altri sentono rumore, ed odorerai quel profumo che ora conosci bene, l' Irrimediabile". E andò. Come solo il Vento sa fare. Compiendo il suo giro che in realtà è una Spirale. Senza andare via." La favola insegna (direbbe Esopo; ma solo se siamo pronti, altrimenti, poco male, ci facciamo ancora qualche giro, ma sul tappeto volante del bisogno) come l'Amore non sia un bisogno di qualcuno che colmi i nostri buchi incolmabili. Ma sia una divina opportunità-specchio per mostrarci chi siamo. Solo così diventiamo liberi di scegliere. E i passaggi della nostra esistenza, anche quelli faticosi, acquistano senso. In contatto con l'Essenza, la beatitudine diventa allora un sorriso ad occhi chiusi che non dipende più, finalmente, da quello che accade o che non accade nella nostra esistenza quotidiana.
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Ci sono solo due possibilità, direbbe frate Guglielmo, nel Nome della Rosa. Nel senso: non è complicato, è solo difficile, impegnativo da portare avanti, come ragionamento.
O i santi ed i maestri parlano di cose così alte da essere irraggiungibili: ed allora è abbastanza inutile occuparsene. Oppure le Grandi Anime tracciano una pista percorribile da tutti gli uomini: ed allora non dobbiamo occuparci d'altro. In effetti, sia che lo chiamiamo Paradiso, Samadhi, Nirvana, è questo il fine ultimo dell'uomo, se siamo alla ricerca di un fine e non di una fine, un termine corsa che coincida con il nostro ultimo respiro. Axel Bayer, nel suo libro "Meditazione", ci presta il suo punto di vista per dare una sbirciatina in questa direzione. San Tommaso d'Aquino può considerarsi un maestro a tutti gli effetti. Egli insegna che è la Beatitudine che dobbiamo rincorrere e non la felicità. La felicità in effetti lascia alquanto perplessi. Ognuno di noi sa perfettamente che la felicità non dura, che poi accade sempre qualcosa che ci fa ricadere pesantemente sul duro dell'esistenza. Cosa è questa Beatitudine? Qualcosa che non ha opposto, direbbe Osho. Esiste un'in-felicità ma non un in-beatitudine. Una condizione, quindi, che possa durare impermanentemente nella nostra vita. Che non dipenda, per realizzarsi, da ciò che ci succede o non ci succede, nel corso della giornata. Posso io essere licenziato, tradito nell'amicizia, incidentato e rimanere "beato"? Forse sì, direbbero Tommaso ed i tanti maestri cristiani e non cristiani prima di lui. Basta rimanere "fissati" in Qualcosa che mi riempia, mi nutra, mi dia gioia e non venga meno. Cui rivolgersi in qualunque momento della giornata o giorno dell'esistenza. Compresi quelli in cui mi licenziano, mi tradiscono o mi incidento. Questo processo di "ancoraggio" non richiede visioni mistiche o vita da eremita. Solo la volontà di dedicarci del tempo. Qualcuno direbbe che richiede fede. Forse sì, ma non nel senso di cieco credere. Semmai nel senso di "provare per credere". Dedicare uno spazio tutti i giorni a questa ricerca e poi vedere cosa succede. Se non succede niente, avrò certo rubato del tempo al calcio o alla TV. Ma se invece succedesse qualcosa? Qualcosa di sorprendente, di inaspettato. Come la Pace. Che forse è un altro nome per la Beatitudine. Qualcosa come la chiarezza mentale. Lo scoprire un ordine nella propria vita. Il riuscire a dare priorità alle scelte. Peso equo alle nostre vicende. Cosa devo fare? Ritirarmi in una grotta? Vivere in cima ad una colonna? Magari no. Potremmo cominciare a dedicare l'1% della nostra giornata, ma ogni giorno, a questo. Quattordici minuti. In cui utilizzare qualche tecnica di respirazione. E poi fare un pò di Silenzio. E cominciare a guardare nell'unica direzione che tutti i maestri, concordemente, non importa a quale religione appartengano, ci indicano: Dentro di Noi. Cosa significa essere vecchi?
Avere 65 oppure 75 oppure 85 anni? La medicina cinese parla di Jing. E' l'energia vitale che i genitori ci portano in dono. E' il motivo per cui a volte ai ventenni spuntano i capelli bianchi o, al contrario, alcune persone dimostrano dieci anni di meno. Non si può aggiungere o moltiplicare il Jing, ma si può gestire con oculatezza, ad esempio mangiando in modo sano, facendo attività fisica regolarmente, imparando a fronteggiare lo stress, mantenendosi in equilibrio con l'agopuntura e le erbe. Quando si diventa vecchi, allora? Forse si diventa vecchi quando la paura diventa più forte della curiosità. Quando ciò che il Destino ci porta viene vissuto con resistenza o negazione. Ho conosciuto novantenni che sono stati capaci di adattarsi senza perdere il sorriso ad una condizione di perdita di autosufficienza. Oggi uno di loro mi ha anche detto, riferendosi alla badante nuova di zecca: "Brava, la Carmen, sa. E poi è anche una bella donna", strizzandomi l'occhio.... E poi ci sono persone relativamente più giovani che si aggrappano allo status quo, incapaci di adattarsi, negano l'evidenza del cambiamento e ne fanno magari pagare il prezzo ai loro cari. Quarantenni che prendono pastiglie per l'ulcera, l'ipertensione, la cefalea perchè cambiare un lavoro è un prezzo troppo alto da pagare. Coppie che non sanno più cosa dirsi, ma continuano a dirselo, tra indifferenza e risentimento. La natura non fa sconti. Chi non si adatta viene semplicemente messo da parte. Basti pensare alla storia dell'evoluzione della specie. Quando perdiamo la nostra spinta propulsiva, quella che ci concede di aggiungere la nostra risibile ma personale tonalità sulla tavolozza del mondo, il nostro compito qui cessa. Sani o malati, siamo diventati vecchi abbastanza per morire. Nel 2002, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) , dichiara che l’agopuntura appare efficace in: .... colica biliare..., dissenteria acuta bacillare, epigastralgia (dolore allo stomaco) acuta, ... nausea, vomito... Nella pratica clinica, è molto efficace per “ridare tono” nei periodi di affaticamento e stress. Le indicazioni più classiche sono quelle dei dolori muscolo-osteo-articolari soprattutto di schiena, spalla, gomito, ginocchio. In complemento alla medicina tradizionale, tratta con beneficio
Cara mamma del 2019,
tuo figlio/i tuoi figli sono piccoli, ma hanno il diritto di crescere nella maniera più sana possibile. Se ciò accadrà, è verosimile che anche il pianeta che vivranno sarà il più sano possibile. E che le relazioni che avranno saranno le più sane possibili: cioè intessute per fare stare bene chi ne è coinvolto. Una società che compie gesti, elegge politici, dà priorità a vicende ed interpreta fatti nella maniera che maggiormente "porta salute" e fa "Essere Bene" la più ampia fetta di popolazione (cittadina, nazionale , europea, mondiale) possibile. Comincia, cara mamma, dall'inizio. Cucinare è una responsabilità. Insegna a tuo figlio a mangiare solo ciò che lo fa stare bene. Una dieta il più possibile spostata verso l'apporto di proteine vegetali è ormai dimostrato "allungare" la vita e migliorarne la qualità. La carne, tutta, ma gli insaccati in specie, aumentano la probabilità di sviluppare tumori e malattie cardiovascolari. Può anche darsi che a tuo figlio faccia poi piacere sapere che non mangiando bistecca e prosciutto ha contribuito ad evitare di inquinare la terra, visto che l'allevamento spreca una quantità cospicua di risorse e libera anidride carbonica nell'atmosfera. Il pesce è ottimo, certo. Ma proviene da mare super sfruttati e inquinati da metalli pesanti oppure da allevamenti intensivi. Se hai un contadino amico fidato, le sue uova e i suoi vegetali, la frutta ed i legumi sono il meglio che puoi offrire a tuo figlio. Varia i cereali che usi per la cucina. Che siano il meno lavorato possibile, per non perdere fibre e minerali preziosi. Elimina lo zucchero dalla dieta. E' proprio tossico e crea una sorta di dipendenza. E questo vale anche per bibite gassate e merendine. Usa oli a crudo, aggiungendoli dopo la cottura. Evita tutti i grassi animali e vegetali, tranne il buon burro. Una merenda di marmellata fatta in casa o miele e burro tiene testa a qualunque snack o nutella. Usa poco sale, così che possa imparare a sentire il gusto dei cibi. Insegnali il sapore di origano, rosmarino, salvia, menta, peperoncino e maggiorana. Fagli bere acqua del rubinetto o fatti accompagnare da lui alla casetta del sindaco, così gli insegnerai a non contribuire alla plastificazione del pianeta. Alla sera, inventate tisane insieme, con liquirizia, finocchio, zenzero, limone, curcuma. Che impari a conoscere le spezie, nostre amiche. A fine pasto, un pò di noci e frutta secca in guscio possono essere gustose invitate. Portalo a fare la spesa, è un atto di un efficacia straordinaria per orientare il mercato invece che esserne succube; insegnali a leggere l'etichetta dei prodotti ed ad evitare il più possibile gli imballaggi inquinanti. |
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October 2024
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