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L'Essenziale è invisibile agli occhi. Ed anche alla mente...

4/26/2019

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Pubblico la lettera, che Margherita ha condiviso con me, onorandomi, indirizzata ad una sua amica  il cui giovane marito è appena "mancato" in maniera drammatica. 
La morte è una per tutti, ma il modo di accoglierla è molteplice e fa la differenza, Quella che passa tra sofferenza e serenità. Tra l'essere stravolti dal male e l'Essere Bene.
"In questi momenti il mondo è pieno di frasi fatte, amica, lo sai meglio di me. Fra queste però ce n'è una che mi ha sorpreso: “Sarà sempre con te”. Me l'hanno detta e ripetuta...e mi ha sorpreso.
Credo che ogni cosa che ci arriva in questo mondo sia un regalo, se abbiamo il coraggio e la capacità di onorarlo. Il regalo non è una cosa che arriva, passa e se ne va'. Dietro al regalo c'è un pensiero di Amore, che non può andare via. Ogni segno di Amore lascia traccia, una traccia importante. Una traccia che continuerà a restare visibile sul sentiero accanto alla nostra.
Mio papà, come sai, è morto due anni fa. Ma non se ne è andato, e non è una frase fatta. Lo sento tutti i giorni che mi cammina accanto.
Oggi quando ti ho abbracciato, dopo aver saputo di tuo marito, ho sentito che per te è la stessa cosa; mi hai detto: “Sono tranquilla”.
Quella sensazione di pesante vuoto che mi ha sempre fatto paura, non l'ho provata quando papà ha deciso di continuare altrove il suo cammino.
All'inizio ero dibattuta fra i sensi di colpa e la stranezza... dovevo sentirmi svuotata, dovevo sentirmi come caduta al fondo di un pozzo, per non fargli torto.
Verità? Non era così.
Non era così perché il Dono di Amore è stato accolto appieno dal mio cuore e da lì anche forzando non se ne può più andare.
Tuo marito ti ha visto diventare donna, ed è anche e soprattutto grazie a lui che sei diventata una donna straordinaria, “extra” oserei dire .
Rendigli onore, onora il Dono che è stato ed è e sarà sempre lui per te: porta in giro la tua luce abbagliante, porta in giro la bellezza che sei e vedrai che te lo sentirai accanto che ti accarezza orgoglioso..
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Pasqua: nascere non basta....

4/20/2019

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Nascere in sè non ci spiega nulla della Vita.
Ci condanna semplicemente al male di vivere. L'ineluttabilità della sofferenza, la paura della 
morte.
La domanda sul senso della morte non porta in nessun posto se prima non ci siamo interrogati sul senso della vita.
Ed in questo ci viene potentemente in aiuto il diavolo. Che ci costringe a rispondere alla domanda: cosa è vero per me?
A Cristo, nel Deserto del male di vivere, il diavolo propone tre risposte, le tre famose tentazioni.
La prima è riempiti: riempiti la pancia di cibo, il conto in banca di contanti, la giornata di distrazioni. Occupati di auto, di TV, di cellulari, di calcio. Basta non pensare, stare il più possibile lontano dal pensiero della morte, e quindi del senso della vita.
La seconda risposta è demanda: demanda la tua salvezza a dio; dove dio è qualcuno che  soddisfi i tuoi desideri. "Sento" che c'è Qualcuno più in alto di me. E voglio che si occupi di me. Ma alla mia maniera, secondo ciò che io ritengo giusto per me. Quindi se mi ammalo, non trovo qualcuno che ami, gli amici mi tradiscono o la mia ditta fa bancarotta, dio è cattivo o distratto. Ed a me non rimane che frustrazione o cercarne un altro, di dio.
La terza è il controllo: controllare la mia vita diventando potente. Poter disporre del futuro e della sorte degli altri. Del mio partner, dei mie figli, dei miei impiegati. E su e su: diventare amministratore delegato di una potente holding, leader maximo di un partito politico, presidente di una nazione. E chissà che la scienza, prima o poi, non mi permetterà di comprarla, prima o poi l'immortalità.
E Cristo, come risponde alle tentazioni?
Lui accoglie. Una sorte miserrima. Da ultimo. Che dia speranza agli ultimi. Quelli che non avranno mai beni materiali, né logiche speranze e tanto meno potere. 
Non è nel'affermazione di nessun tipo, personale o sociale, che c'è risposta.
Il senso della vita è nella vita. In ogni singola, piccola o grande, esistenza. Che manifesta quella che nel Vangelo si chiama "Gloria di Dio" o "Regno di Dio". Ma che è quanto di più umile e semplice possiamo fare: accogliere ciò che ci arriva come "perfetto" per noi, anche se proprio non ne capiamo il senso. Perché il senso non può essere quello della nostra visione. 
Lasciare che Dio si manifesti come, dove, quando vuole Lui. E non come, dove, quando vorremmo noi.
Accogliere sorridendo anche quando di sorridere, proprio non ce ne sarebbe motivo, per il mondo.
Accogliere che non vuol dire non combattere. Accogliere è sempre allargare le braccia ed affidarsi. Ma questo non vuol dire che combattimento non debba esserci. Ma combattere senza odiare chi abbiamo di fronte, rispettandone l'essenza divina, pur rifiutandone le forme quando queste assumono le fattezze di violenza, odio, mistificazione. Combattere quando non sembra esserci speranza, dando un senso nuovo alla parola "vittoria", perchè noi, onestamente, non sappiamo se qualcosa sia perdere o sia vincere.
Cosa avrà pensato Nelson Mandela durante i lunghissimi anni in cella e lavori forzati? Di aver vinto o di aver perso?
Cosa avrà pensato l'uomo Gesù, appeso su una croce a morire soffocato? Di stare vincendo o perdendo? E, dopo di lui, qualunque uomo che muore sta veramente perdendo qualcosa?
​Nascere non basta. E' rinascere, ciò a cui siamo chiamati.


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Cambiare...

4/14/2019

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E' veramente l'unica cosa che possiamo cambiare.
Il resto è illusione.
E poi cambia tutto. Finisce la condanna ed inizia la scoperta.
Che siamo qui per crescere, non per conservarci.
Ogni tentativo di mantenere, chiudere, trattenere sarà spazzato via.
Perchè è questa la Lezione della Vita.
​Non è facile. E' la Vita.
E quando alla fine ci stiamo dentro, ci abbandoniamo alla corrente, finisce la condanna ed inizia la scoperta, il viaggio, la curiosità, la gratitudine.
Inizia l'Essere Bene.
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La Sapienza dei Cerchi...

4/7/2019

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...prendo spunto da una piacevole conversazione con l'amica I. per spendere due parole sui Cerchi. 
Come esseri umani, non abbiamo problemi ad aprirli.  Continuamente iniziamo nuove esperienze relazionali. 
Una nuova amicizia, un nuovo amore, un nuovo lavoro. 
Lo consideriamo assolutamente naturale, così come è naturale nascere. 
Ci godiamo tutto ciò che una nuova esperienza può regalare. L entusiasmo, le opportunità, le emozioni. 
Ciò che viene dopo invece ci sorprende sempre spiacevolmente. 
Eppure la morte non è meno naturale della nascita, nel ciclo della vita. 
La natura ce lo insegna continuamente. Anche solo semplicemente nello scorrere delle stagioni. Tutto muta, si trasforma ed almeno apparentemente finisce. 
Ma la nostra cultura associa la parola fine al fallimento. 
In un amicizia in cui non ci riconosciamo più , avvertiamo dispiacere. 
Ma quale insuccesso può esserci in una trasformazione che ci ha accompagnato fino a vederci  essere altro e quindi a cercare nuove relazioni per crescere ancora? 
E come possiamo considerare naturale un impiego che ci costringe agli stessi gesti, agli stessi schemi, allo stesso menage per trent'anni? mentre in natura tutto cambia ad ogni istante? 
L 'apoteosi della sensazione di fallimento la raggiungiamo nelle relazioni sentimentali. 
Fatichiamo ad accoglierne la fine e cerchiamo sempre il colpevole. 
Lui era troppo poco sensibile. Lei era troppo tanto sensibile. I genitori di lui, gli amici di lei. C'era un altra o c 'era un altro. Lui mi aveva promesso che, Lei aveva giurato che. 
Ma se in natura nulla dura per sempre, perché l amore umano dovrebbe essere un'eccezione? 
In un contratto, i contraenti stipulano obblighi. Ma quale contratto può obbligarti a provare amore? 
Si cresce insieme finché si cresce insieme. L ultimo atto della vita di coppia, quello che chiude il cerchio, consiste nell'accogliere il cambiamento che porta oltre la coppia. Ed, anche e soprattutto, di questo vicendevolmente ringraziarsi. E poi continuare a volersi bene, pur ad una distanza diversa. 
L'ultimo Cerchio che chiudiamo è quello della nostra vita terrena. 
Ed è vero che entriamo nel mistero. Ma è un mistero di cui conosciamo l'esistenza dal momento della nostra nascita. 
Ma nella nostra società la parola "morte" è tabù. Non se ne parla. Quando se ne parla, è lutto. Soprattutto si passa la vita ad evitarlo,il pensiero della morte. 
Lo sostituiamo con quello del successo, della soddisfazione, dei valori. Tutto lodevole, certo. Ma la verità è che la nostra morte ci piomba addosso trovandoci quasi sempre impreparati.
​A 9 come a 90 anni. Come è possibile, essendo l unica certezza che ci accompagna dalla nascita? 
....i cerchi hanno molto da insegnarci. È un cerchio anche il ciclo del nostro respiro,ad esempio. Cominciamo da lì. Respiriamolo, per prima cosa, il mistero della nostra vita. Accoglierlo, il Cerchio della Vita, per Essere Bene.
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