Cosa penseremmo di un bambino di tre anni alla guida di un automobile?
Che non andrà da nessuna parte, sicuramente. Eppure non è improbabile che "alla guida" della nostra mente ci sia lo stesso bambino. E' proprio in quell'età che da piccoli cominciamo sviluppare il nostro "Io" differenziandolo dagli altri (il bimbo più piccolo considera la mamma come un prolungamento di se stesso,ad esempio). In questo delicato momento di transizione, al bambino serve il rinforzo dei genitori per sentirsi apprezzato. Si, proprio quegli sguardi da "bravissimo!" che i genitori gli elargiscono quando compie imprese colossali, come mangiare da solo un cucchiaio di minestra o camminare speditamente per 4 passi senza rotolare per terra. Ebbene, auguriamoci vivamente di averli introiettati con cura, quegli sguardi di approvazione. Altrimenti li cercheremo disperatamente per tutta la vita. Ci sono in giro molti "bambini di tre anni" che passano la vita ad "elemosinare" approvazione. Dal partner che "mi considera ormai un pezzo dell'arredamento," al genitore "che comunque ha sempre preferito mia sorella anche se sono io che mi sbatto come una pazza", al capoufficio "che prima o poi lo capirà chi lavora veramente". Oppure, al contrario, ma solo apparentemente: a non considerarsi all'altezza come partner, genitore, figlio, impiegato. E a rodersi continuamente per questa inadeguatezza. Le ferite del nostro piccolo bambino interiore. Sono inevitabili, dipendono da una sensibilità personale assolutamente individuale, quasi mai non correlata al grado di attenzione che i genitori hanno avuto nei nostri confronti. Vanno accolte, fanno parte della nostra identità e ci rendono ciò che siamo. Nè giusti, nè sbagliati. Ma ciò che siamo, nell'ordine cosmico, che prevede un minuscolo, ma non insignificante posto anche per noi. Le ferite del nostro piccolo bambino interiore vanno riconosciute. Perchè sono la Strada verso la nostra Libertà. Uscire dal "disco rotto " di una ferita si dolorosa, ma comunque solo una ferita, che ci condiziona l'esistenza. Non lasciamola, la nostra esistenza, in balia della paura di un piccolo bambino disperato; spaventato per la mancanza di un amore che magari c'è stato assolutamente, ma che lui non era in grado di sentire.
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Definire cosa siamo è complesso e difficile.
Più semplice e facile definire cosa non siamo. Non siamo le nostre emozioni ad esempio. Le emozioni sorgono dal nostro profondo, in risposta ad avvenimenti o collegate alla nostra fisiologia (ad esempio la solitudine della sera o l'irritabilità da calo ormonale pre-mestruale). Arrivano perchè ne godiamo (la gioia per la nascita di un figlio) oppure perchè ne impariamo (la frustrazione per un progetto irrealizzato). Disidentificarsi da esse può risparmiarci sofferenza. E' la differenza che corre tra l'essere il protagonista o lo spettatore di un film drammatico: lo spettatore si può concedere empatia fino al pianto, ma non è obbligato a far parte del tragico finale in cui l'eroe/eroina muore. Si tratta di mettere un pò di distanza tra noi e la nostra esistenza. Lo spazio giusto perchè possiamo goderne e commuoverci senza esserne sopraffatti. La lucidità nel giudizio non va a scapito dell'empatia, semmai ci rende più "efficienti" nell'azione. In effetti è proprio questa l'azione di alcuni farmaci anti-depressivi. Che però sono gravidi di effetti collaterali. Lo stesso risultato si può raggiungere attraverso la consapevolezza verso il proprio corpo che va di pari passo con la disidentificazione dai propri processi mentali e dalle proprie emozioni. Che le emozioni risiedano nel corpo lo sa bene la saggezza popolare, per cui ci si rode il fegato dalla rabbia o ci scoppia il cuore dalla gioia. Lo sa bene anche la medicina tradizionale cinese che lavora proprio su questi organi, in agopuntura, per mantenere l'armonia nel corpomente che siamo. Lo sa bene anche la tradizione indiana che attraverso la respirazione, la postura corretta e la meditazione ci orienta verso la nostra libertà interiore. Intanto che possiamo fare? Cambiare. Cambiare il modo in cui ci esprimiamo e trasmettiamo informazioni a noi stessi. Non più " sono arrabbiato", ma sono attraversato dalla rabbia. E già posso sentire più spazio dentro, in cui respirare. Il criceto della nostra attività mentale gira come un pazzo sulla ruota del pensiero. Ma anche lui, istante per istante, può imparare a rallentare, se noi gli insegnamo, istante per istante, con pazienza e compassione. "La dottoressa Shanida Nataraja spiega nel suo libro “The Blissful Brain ( Il cervello felice) Neuroscienze e prova del potere della meditazione “ che ci sono due lati del nostro cervello e il passaggio tra i due è facilitato dal potere dell’attenzione:
Tratto dalla Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana Conoscersi porta Luce. Illumina le nostre "zone d'ombra", quelle che neanche sappiamo di avere, dove si annidano le nostre paure più profonde. E' questa la parte di noi da cui emergono quei sintomi così disturbanti per la nostra esistenza, che sono le fobie, le ansie, gli attacchi di panico. Andarci a guardare, nel buio, fa paura. E' come da piccoli, quando si evitavano certi corridoi scuri che ci provocavano disagio. E per crecere, ad un certo punto, ci siamo dovuti passare da lì. Un pò di coraggio ed ecco che la paura era alle spalle, per sempre. Ora è come allora: ci vuole il coraggio di assumersi una responsabilità. Quella di andare Oltre. L'alternativa è tappare buchi, con lo xanax o con un nuovo smartphone o con una vacanza in un resort paradisiaco. Ma forse non è per tappare buchi che siamo nati. "Ho liberato i miei genitori dalla sensazione di avere fallito con me.
Ho liberato i miei figli dal bisogno di portare orgoglio per me; che possano scrivere e percorrere le loro proprie vie secondo i loro cuori, che sussurrano tutto il tempo alle loro orecchie. Ho liberato il mio uomo dall'obbligo di completarlo, di completarmi. Non mi manca niente, imparo per tutto il tempo, insieme a tutti gli esseri. Mi piacciano o non mi piacciano. Ringrazio i miei nonni e antenati che si sono riuniti affinché oggi io respiri la Vita. Li libero dai fallimenti del passato e dai desideri che non hanno portato a compimento, consapevole che hanno fatto del loro meglio per risolvere le loro situazioni all'interno della coscienza di quell’istante. Li onoro, li amo e li riconosco innocenti. Io mi denudo davanti a tutti gli occhi, che sanno che non nascondo né devo nulla, oltre ad essere fedele a me stessa e alla mia stessa esistenza, e che camminando con la saggezza del cuore, sono consapevole che il mio unico dovere è perseguire il mio progetto di vita, libera da legami familiari invisibili e visibili che possono turbare la mia pace e felicità. Queste sono le mie uniche responsabilità. Rinuncio al ruolo di Salvatrice, di essere colei che unisce o soddisfa le aspettative degli altri. Imparando attraverso, e soltanto attraverso l’amore, benedico la mia essenza e il mio modo di esprimerla, anche se qualcuno potrebbe non capirmi. Capisco me stessa, perché solo io ho vissuto e sperimentato la mia storia; perché mi conosco, so chi sono, quello che sento, quello che faccio e perché lo faccio. Mi rispetto e approvo. Io onoro la divinità in me e in te... siamo liberi " - Antica Benedizione dedicata alla Dea IxChel e tradotta dalla lingua Nahuatl parlata, a partire dal VII sec., nella Regione Centrale del Messico. La riporto così, recuperata da Facebook. Non è importante chi l'abbia scritta, nè per chi l'abbia scritta. E' importante perchè mi risuona nel Cuore e lo rende Lieve. Con un respiro profondo, l'aria che trattenevo, è uscita dal corpo, appena l'ho letta. E alla saggezza del corpo, quella che sa ciò che è bene-essere per noi, dobbiamo affidarci. Il ragionamento è assai utile, ma viene dopo. Altrimenti è come organizzare un viaggio perfetto, ma non sapere dove si desidera andare. "Siamo Liberi", termina la preghiera. Liberi da responsabilità che ci assumiamo alla leggera, procurandoci sofferenza infinita e che invece appartengono alla Vita. E alla Vita vanno riaffidate. La nostra Esistenza, le sue luci e le sue ombre, sono al di là di ogni possibile giudizio. Ogni volta che ci provo a cercare il giusto e lo sbagliato dentro me o, più facilmente dentro l'altro, mi faccio male. La nostra Esistenza va accolta. Che non è un ruolo passivo di accettazione. Accogliere vuol dire abbracciare con Gioia o, almeno con serenità, all'inizio. Qulcuno ha creato questo Vento Divino che è la nostra Storia. Che spira giungendo chissà da Dove e ci conduce chissà Dove. Qualcuno ha creato le sue luci e le sue ombre. Io sono responsabile solo di questo momento. Di viverlo con cuore aperto, senza pregiudizio. Senza farmi influenzare dal passato o ansiare dal futuro. E questa responsabilità richiede un lavoro enorme di attenzione, di rispetto, di silenzio che va praticato ogni giorno. Qualcuno la chiama meditazione. Qualcuno mindfullness. Qualcuno Yoga. Qualcuno Tai Qi. Qualcuno arte marziale. Qualcuno semplicemente preghiera. Ed ogni scelta, ogni azione compiuta così, nel massimo della consapevolezza possibile in quel Momento, va oltre ogni giudizio, perchè è compiuta in Amore e Verità. Non c'è "giusto", non c'è "sbagliato". E' perfetta qualunque ne siano le conseguenze. Perchè, in umiltà, delle conseguenze, di quelle reali, a lungo termine, non sappiamo nulla, se è vero che Salomone, benedizione per il suo popolo, nacque da un adulterio fondato sull'assassinio. Questo vuol dire( forse solo per me, ma è perfetto così) il "Siamo Liberi" della Preghiera. |
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July 2024
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