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Sulle Ali di Jasmine...

7/28/2019

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Foto
Liberamente tratto dalle Mille e Una Notte:
"Avevano giocato a lungo insieme, Lei e il Vento. Così a lungo che il Tempo aveva smesso di scorrere, tra loro. A volte così attaccati che neppure le foglie appena cadute d'autunno e poi quelle morte d'inverno e poi quelle nuove di primavera e poi quelle mature dell'estate, ci passavano attraverso.
Lei era un magnifico tappeto di Persia, davvero tessuto da mani divine. Viveva in una stanza riccamente arredata, in un grazioso piccolo palazzo di Istanbul e dalla finestra arrivavano i sapori del mare, quando il vento girava sul Bosforo. Era la dimora di gente ricca, soprattutto, nel cuore; creature che la facevano sentire voluta e utile e la trattavano di ogni riguardo. Il padrone di casa  era un babbo, per lei. Sovraintendeva alle scuderie ad al serraglio del palazzo del Sultano e la sera tornava a casa così stanco che spesso si addormentava su di lei. Ci camminava sopra coi suoi magnifici (affermava lui) piedi nudi che erano grosso motivo di vanto. "Non sono bellissimi, moglie?", diceva ridendo. La moglie annuiva, divertita, sempre indaffarata come era a fare sì che nel palazzo tutto procedesse così liscio da non accorgersi delle mille faccende da sbrigare.  Ma Lei, il bel tappeto, vedeva tutto. E amava queste scene di famiglia. I ragazzi, alle prese prima con la scuola coranica, poi con giovani amori ed infine coi servizi da svolgere per il Sultano, se ne erano andati uno ad uno, ai tre confini dell'Impero. Troppo meticolosi, troppo burloni o troppo seri: li amava tutti, Lei. Quando le facevano scherzi feroci con l'acqua, quando si dimenticavano di salutarla perchè troppo indaffarati, quando ci si sdraiavano sopra coccolandosi. E, col calore naturale del suo tessuto, contribuiva a mantenere "confortevole" la temperatura della famiglia. 
Si era anche invaghita di un bel giovane che frequentava la casa. Un ragazzo di cuore, anche lui. Che voleva bene alla gente. Anche se forse non ancora abbastanza a sè stesso, pensava il bel tappeto, sospirando.                                             
Se ne stava per terra, buonina, a ricoprire il raffinato pavimento di marmi; quello era il suo compito. E ne era contenta. Però. "Questo sono?", pensava tra sè. Ed uno strano fremito la attraversava.                                                                                                                                                        Una Notte delle Mille, la finestra si spalancò improvvisa. Il Vento entrando mise tutto in subbuglio e, con una folata più forte, la sollevo' e la trascinò in aria. Il Vento è qualcosa da cui guardarsi, questo le avevano insegnato e Lei era spaventata. Ma non solo. Per la prima volta, si librava in aria, libera. E la prospettiva da lassù cambiava completamente. Le cose grandi diventavano insignificanti, anche il palazzo del Sultano, e quelle invisibili finalmente si potevano vedere. Non c'era bisogno di parole, nel Vento. Ci si lasciava andare e si danzava le musiche che l'aria suonava per loro. A volte burrascose e passionali, altre così profonde da risuonare di Silenzio. Vide luoghi così alti da accecarla e altri così profondi da farle venire le vertigini.
"Questo sono, alla fine", meditava nel suo cuore, con Gioia.                                                                      E fu così che se ne accorse. Un filo della sua magnifica trama persiana  era rimasto impigliato nel cuore del bel giovane. E allora dopo mille e una giravolta nel Vento, Lei decise di tornare a terra. Ma invece che sistemarsi come le avevano insegnato, si arrotolò tutta intorno al proprio cuore, formando una sorta di nido. Caldo e accogliente come solo lei sapeva essere calda e accogliente. Così calda e accogliente che una simpatica margherita non seppe resistere e ci si posò dritta dentro.                                                                                                                                                 
ll Vento guardava e vedeva. Sorrideva e piangeva, perchè l'Amore può far fare (per usare un verbo alla maniera araba) Tutto perchè è Uno.                                                                                           Lei lo salutò, Lui le rispose carezzandola come solo in Vento sa fare.
"Ti rivedrò?" le chiese. "Ogni volta che chiuderai gli occhi, persempre" rispose Lui.                             "Ma come farò a riconoscerti, avrai Ali?", gli chiese ancora. "Sarà semplice, sai, Jasmine. Magari difficilissimo da accogliere, ma sorprendentemente semplice: vedrai i tuoi scudi abbandonati per terra, ascolterai Silenzio dove gli altri sentono rumore,  ed odorerai quel profumo che ora conosci bene, l' Irrimediabile".                                                                                                                              E andò. Come solo il Vento sa fare. Compiendo il suo giro che in realtà è una Spirale. Senza andare via."
La favola insegna (direbbe Esopo; ma solo se siamo pronti, altrimenti, poco male, ci facciamo ancora qualche giro, ma sul tappeto volante del bisogno) come l'Amore non sia un bisogno di qualcuno che colmi i nostri buchi incolmabili. Ma sia una divina opportunità-specchio per mostrarci chi siamo. Solo così diventiamo liberi di scegliere. E i passaggi della nostra esistenza, anche quelli faticosi, acquistano senso.
In contatto con l'Essenza, la beatitudine diventa allora un sorriso ad occhi chiusi che non dipende più, finalmente, da quello che accade o che non accade nella nostra esistenza quotidiana.

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