Vitamina D: cosa ne sappiamo? (poco), cosa non sappiamo ?(tanto).
Tutti concordano che sia assolutamente necessaria nel prevenire problemi alle ossa, rachitismo (per fortuna poco alle nostre latitudine) e soprattutto osteoporosi. Da qui in poi si entra in zona d'ombra. Sicuramente il sole ne è la fonte di sintesi più preziosa, vista la scarsezza di quantità contenuta negli alimenti (pochi di noi divorano salmoni quotidianamente, per fortuna, almeno per i salmoni), latte compreso (che tra l'altro non è probabilmente il più salutare degli alimenti). E' improbabile, quindi, che una persona non più giovanissima (classicamente una donna in menopausa) abbia nel sangue i fatidici 30 ng/ml di calcifediolo (si, perchè esistono diverse forme circolanti di tale vitamina,a complicare la questione). Sicuramente valori nel sangue superiori a 100 ng/ml sono tossici. Ma in mezzo? Avere 30 - 50-90 nel sangue offre la stessa protezione in termini di protezione da malattia? E soprattutto, quale malattia? Sì, perchè la vitamina D è considerata più un ormone che una semplice vitamina. E' stata chiamata in causa nella protezione contro le malattie cardiovascolari (con studi pubblicati su riviste prestigiose : Arch Int Med 2007; 167 (11) Martins) che altri non hanno confermato (JAMA cardiol 2019: 4(8) Barbarawi ). La vitamina D può ridurre le infezioni respiratorie (sulla prestigiosa BMJ 2017; 356, Martineau, in cui tra l'altro si osserva che la protezione da vitamina D non valeva per i pazienti che la assumono a boli anzichè in dosi giornaliere); in uno studio pubblicato il 9 aprile 2020 sulla SSRN library, il Dr Alipio, raccogliendo i casi di tre ospedali del sud est asiatico, osserva che i malati più gravi di COVID-19 avevano livelli più bassi del sangue di quelli con decorso benigno. Il Dr Merzon( FEEBS Journal, 23 luglio 2020) sosteneva circa lo stesso concetto, in uno studio sulla popolazione Israeliana. Però al momento l'Istituto di Santità statunitense non ne raccomanda la supplementazione, mancando dati definitivi al riguardo. La vitamina D ha sicuramente un ruolo nel modulare la risposta infiammatoria ed anti tumorale, come molti studi mettono propongono. Ma lo studio Vital ( pubblicato su una rivista scientifica over the top, N Eng J Med, Manson 2018: 379) non ha evidenziato che supplementi di 2000 U al giorno apportino beneficio in pazienti con malattia tumorale e cardiovascolare. Lo scenario, come la vita, è articolato. E' indubbio che dare indistintamente alte dosi a tutti non sia un criterio assennato, essendo ad esempio pericolosa in chi soffre di insufficienza renale cronica. E' possibile che con persone ad alto rischio, ad esempio chi soffre di osteoporosi avanzata ed abbia avuto una malattia tumorale od auto-immune si possa osare di più, mantenendo livelli più alti nel sangue, senza superare la fatidica quota 100. E forse, in questi casi, associando la vitamina K2, che, alla vitamina D, farebbe da "navigatore", ostacolando la calcificazione delle arterie, ad esempio. Per ultimo, la modalità di assunzione: l'emivita, cioè la durata nel sangue, del calcifediolo, la forma di vitamina D che si dosa comunemente, è circa due settimane; che significa che assumerla ogni due settimane , come spesso si usa, fa mutare i livelli ematici del 50%. Tanto? Poco? Non so. Ricordo però che Martineau osservava che usata in questa maniera la vitamina D non dava copertura nella prevenzione delle virosi respiratorie. Per cui, in pazienti disponibili che magari già assumono altra terapia quotidianamente, una somministrazione giornaliera può essere preferibile. Termino con una considerazione: il prezzo di una supplementazione annua può essere di 12 euro, tre centesimi al giorno. Veramente poco , comparata con altri integratori. Forse troppo poco, perchè possa essere considerata un bussiness da chi di bussiness si occupa, anche nel campo della salute.
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July 2024
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