Se c'è qualcosa che suscita in noi indignazione e poi frustrazione e poi malattia dell'anima e poi malattia del corpo, è la Giustizia.
La Giustizia per noi è aritmetica. Si divide per due o per tre o per mille, possibilmente fino al decimillesimo decimale. Si vorrebbero divise così le eredità, le sovvenzioni statali, gli emulumenti, le attenzioni dei genitori, le razioni di filetto. E siccome di solito non si arriva neanche al primo, di decimale, ci si indigna. Si smette di parlare col fratello, si cova rancore col datore di lavoro, si ingiuria lo stato, ci si allontana dal padre. Poi capita ahimè che i padri muoiono e dall'indignazione si passa la senso di colpa: davvero una casa, un auto, un conto in banca valeva il prezzo di un allontanamento? Ed a quel punto ci si ammala di senso di colpa. C'è un altro modo? "Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali fra diseguali" ,scriveva Don Milani. Ma non si stava inventando nulla. Luca, nel suo Vangelo, ci narra una parabola che ci spiazza, quella conosciuta come del figliol prodigo. Il padre dà al figlio minore che gliela chiede la sua parte di eredità. Tanti soldi. Il padre è ricco. Intanto, perchè gliela dà? Non c'è nessun dovere, le eredità riguardano i defunti. Eppure gliela concede, quel "babbeo" del padre. Ma come? é un uomo di esperienza, non si immagina come andrà a finire? Andrà ovviamente a finire che il figlio spreca tutto. Li dilapida nella maniera più veloce ed insensata, per appagare piaceri immediati e modesti. Affari suoi, già pensiamo noi. Ma ecco che con una faccia di bronzo da impunito il figlio minore ritorna dal padre. Affamato, sporco e senza un soldo. Ben gli sta. Almeno dovrebbe partire un assordante "te lo avevo detto" da parte dal padre, consideriamo noi. Invece, quel due volte "babbeo" del padre gli organizza una festa di ben tornato. Eh no. Questo è troppo. Ha passato il segno, considera il fratello maggiore. Che si indigna. Anche poco, si indigna. Noi ci saremmo fatti venire un travaso di bile, da assumere antiacidi ed ansiolitici. E subito avremmo contattato uno studio legale, per difendere i nostri diritti, per invocare "giustizia". Giustizia. La giustizia, a noi non piace. Non quella di Dio. Che si limita a dare a ciascuno dei suoi figli ciò che a lui serve. Spesso ciò che ci viene reputato utile per noi è l'esperienza. Quella che noi, di primo acchito, chiamiamo errori. Ed allora ecco amori "sbagliati", lavori "sbagliati, matrimoni "sbagliati", persone "sbagliate"....così sbagliate che ci fanno crescere, capire chi siamo, comprendere ciò che vogliamo e ciò che non vogliamo più. Ed ecco ahimè le malattie...che ci costringono a rivedere i nostri piani, a farci domande, a cambiare rotta, ad imparare (talora in maniera drammatica) la pazienza. E' dura da digerire, ma Dio non ci vuole appagati, tronfi, completamente soddisfatti. Non ci vuole "pieni". Perchè quando siamo pieni di noi, non c'è più posto per altro. E' innegabile. La giustizia di Dio non ci piace. Somiglia troppo all'amore, in effetti. Che si sia confuso, Dio?
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E' Tempo per...Cose da Dire Archivi
October 2024
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