La pretesa di superiorità a tutto campo che la medicina occidentale accampa, spesso con sicumera, naufraga sugli scogli dell'evidenza.
Non sono i soliti negazionisti, ma la più prestigiosa rivista scientifica mondiale a parlare. Su Nature, nel 2015, Schork e coll mostravano che bisogna trattare dalle 3 alle 24 persone con un farmaco, per curarne una: ebbene si, per gli altri 2 (o peggio 23), il farmaco sarà acqua fresca (alla stregua di un risibile omeopatico) o, peggio, porterà effetti collaterali. Schork ha condotto questa indagine su dieci tra i più consolidati medicinali usati negli USA per curare la gastrite, la depressione, l'ipercolesterolemia e malattie importanti come l'artrite e la colite autoimmune. La medicina non si distingue in orientale o occidentale, tradizionale o complementare. Nel mondo reale, al di fuori dei laboratori e degli studi progettati a tavolino, la medicina fa i conti con le persone. Ed ogni persona è unica e particolare. Non c'è il farmaco unico ( e neppure il pensiero unico) per quella malattia , ma un approccio in più possibile ampio che tenga conto di come quella malattia interagisca con il sistema complesso che ciascuno di noi rappresenta.
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January 2025
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