Lo è a tal punto che può essere utilizzata in gravidanza. Di più: Lo è a tal punto che può essere utilizzata in gravidanze di donne con malattie renali, quindi ancora più “fragili”.
Questo studio “scientifico” (nel senso occidentale del termine: condotto da “scientifici” nefrologi ospedalieri italiani e pubblicato su una rivista medica “scientifica”) racconta l’esperienza con 36 gravidanze “ a dieta” rispetto a 47 gravidanze “non a dieta”, seguite nell’arco di 15 anni, a Torino. La dieta, vegana in partenza, concedeva l’uso saltuario di latte e yogurt, la possibilità di 1-3 pasti non vegani ogni settimana ed un supporto proteico extra, non perché la dieta vegana non permetta un apporto completo di proteine, ma perché le pazienti non erano vegane “per scelta” ed i legumi non erano necessariamente graditi. I supplementi di ferro e vitamine venivano aggiunti in quanto vivamente raccomandati in gravidanza, vegana o meno. I risultati dimostrano come i neonati da mamme “a dieta” non solo non avessero più problemi degli altri, ma anzi pesassero di più alla nascita e nascessero più vicini al termine (indici, questi, di ”buona salute”, cioè di bambini che cresceranno sani). E’ da sottolineare come si trattasse di pazienti con malattia renale, a volte diabetiche o affette da malattie auto-immuni o trapiantate di rene, in cui la gravidanza rappresenta già una sfida. Una dieta almeno senza carne e pesce, al di là delle scelte etiche, è assolutamente proponibile per chiunque, purchè si rispettino alcune regole di base e (come nel caso di donne in età fertile, ma vale anche per le “mangiatrici di carne”) si effettuino controlli almeno annuali per eventuali carenze di ferro o vitamine.
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July 2024
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