Il mantra è un suono, un'immagine, il respiro. E' focalizzare l'attenzione da fuori a Dentro.
Dentro. Dove succede Tutto. "Lo scopo di recitare il mantra è di renderlo il centro della nostra attenzione. Non pensiamo a nulla, né perseguiamo alcuna intuizione che ci arrivi dal recitare il mantra. Lasciate che tutto passi via, mentre scivolate in un silenzio sempre più profondo, nel quale l’unico suono nella vostra mente è quello del mantra. Il mantra da solo vi insegnerà la pazienza necessaria per recitarlo. Vi insegnerà anche l’umiltà necessaria. Quando meditiamo, non cerchiamo di possedere Dio o di arrivare ad una profonda intuizione su Dio. Cerchiamo semplicemente di accettare il dono della nostra stessa creazione quanto pienamente riusciamo e di rispondere ad esso tanto generosamente quanto siamo in grado. Per farlo, impariamo a restare fermi, ad essere silenziosi e veramente umili. Nel linguaggio comune odierno, l’essenza della meditazione è abbandonare l’ego. Non cerchiamo di vedere con l’ego cosa sta succedendo. La visione dell’ego è limitata dal suo essere centrato su se stesso. L’occhio con cui vediamo senza limitazioni è l’occhio che non può vedere se stesso. Il paradosso della meditazione è che quando smettiamo di cercare di vedere e possedere, allora vediamo tutto e ogni cosa è nostra. Brano tratto da John Main, ESSENTIAL WRITINGS, ed. Laurence Freeman (Marynoll, NY: Orbis, 2002), p. 109. [Edizione Italiana “Abbracciare il mondo”. ] . Sì, il Respiro. Il mantra del respiro è, in qualche modo, "recitato" anche durante un aposizione (asana) Yoga. E' semplicemente una Porta diversa per arrivare nella stessa Stanza della meditazione. "Negli āsana il respiro ha la funzione di attivazione sottile del corpo e della colonna vertebrale. Modella il corpo, lo dinamizza, lo massaggia, toglie le resistenze fisiche. Il respiro in āsana è quasi impercettibile e nessuno all’esterno si accorge del movimento che avviene all’interno di quel corpo. Nessuno potrebbe mai immaginare che con quell’azione il praticante stia modificando la struttura articolare e vertebrale partendo dalla parte più profonda di sé. Ecco perché lo yoga non è ginnastica: perché, anche nelle posizioni, il respiro ha una funzione diversa da quella del movimento aerobico." Antonio Nuzzo, Il dono dello Yoga. E questo ci riporta agli Yoga Sutra di Paranjali: Sutra 47.II: "La chiave è praticare con uno sforzo che puoi progressivamente allentare , in uno stato di profonda contemplazione " . Quando mantieni una posizione, stai nel respiro, nella sensazione del corpo, sospeso tra gli opposti di tensione e rilassamento, fino a quando uno stato di quiete abbandonata che deriva da una mente più tranquilla non si prenderà cura di te. Il risultato di ciò è sorprendente. Leggiamo nella Sutra II.48 Da ciò deriva essere liberi dall’aggressione degli opposti, dalla dualità della vita . Raggiungere cioè un equilibrio tra due opposti come lo sforzo e il rilascio dello stesso, ci porta verso libertà. Non più giusto-sbagliato, verità-errore, buono-cattivo, ma abbandonarsi alla perfetta complementarietà della Vita per come è, senza giudizio. Armonia. (nella foto, i templi di Kajuraho)
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E' Tempo per...Cose da Dire Archivi
January 2025
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