Riporto i dati sulle 2006 persone decedute al 17 marzo (Istituto Superiore della Sanità):
L'età media di chi muore è 79,5 anni. Quindici anni superiore a chi si ammala. Quindi ci si ammala in media età e si muore se anziani (su 2006 persone, solo 17 aveva meno di 50 anni), con patologie (solo 3 pazienti cioè l'0,8% di chi è mancato, non aveva malattie concomitanti; le cinque persone decedute con meno di 40 anni avevano tutte gravi patologie pre-esistenti) e, stranamente, maschi (le donne sono solo il 30% dei decessi). Si, sono morte 3500 persone, "col" coronavirus. "Da" coronavirus non si può ancor dire, andranno analizzati i casi proprio perchè se sei anziano e malato, il virus è solo un'ultima goccia in un vaso ormai strapieno. Si, 3500 persone sono tante. E tante ancora ne verranno e questo ci addolora tutti e soprattutto strazia chi ha perduto un parente. Così come strazia chi lo perderà per gli 8000 decessi da influenza annuali, però. Su cui non spendiamo che qualche riga di giornale. E poi qualche parola su quelli che vivono. Seguire le regole della quarantena è un comportamento civile, l'ostilità no. Amici lombardi che vengono additati (prima erano i cinesi, prima ancora...c'è sempre chi additare), persone che camminano che vengono insultate perchè camminano (non conoscendone motivazioni). C'è chi invoca il modello "cinese", che ha debellato l'epidemia strappando bambini alle mamme e portando via i positivi a forza dalle loro case in "campi di isolamento", dopo averli tracciati (spiati) con mezzi tecnologici. Il concetto di "causa di forza maggiore" va maneggiato con cura, non c'è regime totalitario che non l'abbia evocato. La mascherina deve proteggere gli altri da noi e non viceversa, scrive la giornalista e collega Roberta Villa. E ci sta parlando del senso di appartenenza, di comunità. Perchè morire non è necessariamente la peggior cosa che ci possa capitare. Non lo dico io, lo scriveva Etty Hillesum nel suo diario. Una ragazza olandese , morta poi ad Auschwitz nel 1943. Scriveva questo nei tempi in cui viveva sulla sua pelle il dramma di essere ebrea in un paese che credeva libero e che poi libero non si dimostrò. Erano tempi in cui si cercava il nemico, in cui il vicino ti guardava con ostilità perchè potevi essere causa di morte, per lui, in cui si cercava un colpevole. Tempi di rabbia e paura. Tempi così diversi dal marzo 2020 in Italia? “O uno o l altro: o si pensa a sé stessi, alla propria sopravvivenza, senza riguardi, o si prendono le distanze dai propri desideri - anche quelli basilari di auto conservazione — e ci si arrende". Verrà il giorno in cui l'epidemia finirà. Verrà , tranquilli. Il virus non ci sterminerà. I numeri ci confortano. Però ha già messo in crisi i nostri modelli di comportamento. Non si potrà tornare al beato "come era prima". E quel giorno, guardandoci dentro, dovremmo chiederci se "abbiamo vissuto" da esseri umani questo periodo o se "siamo sopravvissuti" a questo periodo, pagandone il prezzo in dis-umanità.
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E' Tempo per...Cose da Dire Archivi
July 2024
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