"Trenta scienziati dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) hanno fatto chiarezza sul legame tra esposizione a sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) e insorgenza di tumori. In un lavoro che verrà presto pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Oncology, i ricercatori hanno infatti concluso che una delle tipologie di PFAS più diffuse è certamente cancerogena e che pertanto va inserita nel gruppo 1 delle sostanze che possono causare neoplasie.
L’aggiornamento della lista avrà una forte rilevanza in tutti quei processi in cui le vittime di queste pericolose sostanze industriali chiedono giustizia, come nel caso dei cittadini veneti che da anni si battono contro le istituzioni e l’azienda che ha sversato PFAS nella falda idrica sotto le province di Vicenza, Padova e Verona. In particolare, i Pfoa, composto chimico della famiglia dei Pfas, sono stati considerati cancerogeni per gli esseri umani -sulla base di prove sufficienti di cancro negli esperimenti sugli animali – scrivono i ricercatori – e di prove meccanicistiche forti nell’uomo esposto-....La ricerca, che presto vedrà la luce,...prenderà in esame le correlazioni con determinate tipologie di tumore, in particolare quelli del rene e dei testicoli. Il rapporto, inoltre, conferma la trasmissibilità da mamme a neonati, nonché il fatto che i Pfas determinano una minore reazione dei vaccini" e una maggiore vulnerabilità alle infezioni." Fonte Stefano Baudino, L'Indipendente online Che fare? Una volta di più, ognuno ha l'opportunità di prendere in mano la responsabilità della propria salute. Specie in un contesto sociale ed economico in cui le agenzie di controllo, un tempo ritenute sicuro riferimento, mostrano ormai crepe evidenti. E' possibile che passino anni prima che queste sostanze vengano bandite, ammesso che accada. Queste sostanze sono diffuse capillarmente, essendo molto utili come isolanti: il rischio più alto è quello dell'acqua potabile, come eventi recenti nel nordest e la ricerca di Greenpeace Italia in Lombardia hanno evidenziato. In questo caso l'unica potenziale difesa è l'utilizzo di un filtro chimico-fisico o l'uso di acqua di qualità certa (e non è detto che quella "minerale" in bottiglia lo sia, visto il prolungato contatto con la plastica). Si ritrovano poi, oltre che a livello industriale, anche nella carta e nelle lattine per alimenti. Nei trattamenti delle pentole antiaderenti. E negli oggetti per igiene personale, come cosmetici e filo interdentale. Quindi preferiamo contenitori in vetro (che oltretutto è ben riciclabile) ai cibi acquistati, invece delle scatolette e della plastica. Se possibile usiamo pentole in acciaio, quelle in terracotta sono se porose e non antiaderenti. Attenzione all'elenco dei componenti dei cosmetici e usiamo filo interdentale non cerato, nella speranza che sia meno trattato. L'attenzione alle piccole scelte quotidiane è Essere Bene, Benessere per noi. Non demandare è Salute, nostra e degli altri. https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(23)00622-8/fulltext
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E' Tempo per...Cose da Dire Archivi
October 2024
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