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Intolleranze alimentari o infiammazione da cibo?

7/9/2024

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L’infiammazione è uno dei meccanismi fisiologici più antichi ed efficaci del nostro organismo per rispondere a lesioni o agenti esterni (ustioni, infezioni, ecc.). La risposta infiammatoria di tipo acuto che si osserva dopo un evento lesivo è cruciale per il processo di guarigione; tuttavia per essere efficace deve essere di breve durata.
Molteplici fattori come il consumo ripetuto di alcuni alimenti (INFIAMMAZIONE DA CIBO), lo stress, l’inquinamento, il fumo di sigaretta, squilibri alimentari, infezioni virali croniche, abuso di farmaci possono innescare o mantenere un processo infiammatorio, generando una condizione infiammatoria cronica e persistente che potrebbe contribuire a diverse patologie tipiche dei nostri tempi “intossicati” (dermatiti, coliti, emicranie, asma, riniti, gonfiori, cistiti, tiroiditi, candidosi recidivanti, malattie autoimmuni).

Ad oggi sono state identificate almeno tre forme di infiammazione da cibo, ben distinte tra di loro ma con effetti sinergici:
A. Infiammazione legata ad un errato bilanciamento dei nutrienti ad ogni pastoNel 2011 l’Harvard School of Public Health ha definito delle semplici regole per bilanciare correttamente i nutrienti all’interno di ciascun pasto. Queste indicazioni rappresentano il primo strumento di controllo dell’infiammazione attraverso la corretta distribuzione di carboidrati, proteine e fibra nel singolo pasto (1). Vedi Immagine a piè pagina.

B. Infiammazione legata ad un’assunzione individualmente eccessiva di zuccheriCome chiaramente definito anche da uno studio multicentrico condotto in Unione Europea, il 62% delle reazioni infiammatorie o allergiche di cui non si comprende la causa sono multifattoriali, e l’eccesso di carboidrati a veloce assorbimento e di zuccheri (fruttosio compreso), ne sono tra i maggiori responsabili (2,3).

C. Infiammazione legata ad un’assunzione eccessiva o ripetuta dello stesso alimento o gruppo alimentareUn’assunzione eccessiva o ripetitiva dello stesso alimento, o di alimenti dello stesso gruppoAlimentare (i 5 Grandi Gruppi alimentari, composti da alimenti simili dal punto di vista della reazione infiammatoria anticorpale IgG specifica che elicitano – 4,5,6), può stimolare la produzione di specifici anticorpi (IgG alimento-specifiche, che sembrerebbero coinvolte in reazioni infiammatorie simil-allergiche -7,8- ) e il rilascio di citochine infiammatorie (come BAFF e PAF). I lavori di Fabris nel 2007 e Lied nel 2010 svelano la relazione tra BAFF e alimentazione (9,10). Alti livelli di BAFF sono a associati a molte patologie infiammatorie di origine autoimmune (11,12,13,14,15) Alcune evidenze scientifiche indicano che il PAF sia un mediatore importante delle risposte infiammatorie e allergiche legate al cibo. In letteratura una “via alternativa” dell’allergia, dove PAF gioca un ruolo cruciale, è stata descritta (16).

Le evidenze scientifiche e cliniche dimostrano l’esistenza dell’infiammazione legata al cibo (17,18,19) facendo una precisa distinzione tra allergie (IgE mediate), intolleranze alimentari (ne sono conosciute solo due: malattia celiaca e intolleranza al lattosio; le altre forme possono rientrare nelle infiammazioni da cibo) e infiammazione da cibo, i cui sintomi sono legati ad una risposta infiammatoria legata ad un consumo eccessivo o ripetuto di cibo.
L’abuso del termine “intolleranza alimentare” e la conseguente esclusione (anche transitoria) di specifici alimenti dalla dieta favorisce aspetti di malnutrizione, di inadeguatezza dietetica (specialmente nei giovani) e questo può portare a forti reazioni immuno-mediate (“allergiche”) in seguito alla reintroduzione degli alimenti
                             COSA SI PU0’ FARE?Siamo lontani dall’aver capito tutto. Ad oggi, comunque, esistono degli strumenti che possono aiutarci a comprendere il grado di infiammazione del nostro organismo (dosando i livelli di BAFF – con eventuale influenza genetica- e PAF) ed i cibi che più probabilmente ne sono responsabili (dosando le IgG alimento specifiche per ciascun Grande Gruppo Alimentare: - latte/latticini e carne bovina ;- lieviti e prodotti fermentati; - Oli cotti ;– Nichel ; - Frumento e Glutine)  
Alcuni di questi metodi cominciano ad avere validazione scientifica [ad esempio nell’ambito dell’IBS - Sindrome del Colon Irritabile-(20)]) e possono rivelarsi strumenti semplici ed efficaci per un approccio personalizzato alla singola persona.
Una ulteriore validazione di questo metodo arriva dalla pubblicazione nel 2019 su Nutrients (21) di una ricerca che ha confermato ancora una volta l’importanza delle IgG alimento-specifiche nel determinare i Grandi Gruppi Alimentari per la popolazione Europea.
Sulla base di questi criteri scientifici è possibile definire suggerimenti nutrizionali personalizzati utili per controllare o ridurre la risposta infiammatoria.
Una semplice rotazione alimentare rappresenta il modo corretto per ripristinare l’adeguato rapporto con tutti gli alimenti. Una volta stabilito il profilo alimentare personale, i gruppi di alimenti che sono stati consumati in eccesso dovrebbero essere controllati in alcuni giorni della settimana, promuovendo la varietà alimentare, mentre dovrebbero essere consumati in altri. Questa rotazione e variabilità permette la riduzione dell’infiammazione e, al tempo stesso, il mantenimento di una finestra di 72 ore tra le reintroduzioni permette una miglior risposta mediata dalle cellule T (22)
                                  FUNZIONA?In un campo ancora assai poco definito come quello dell’infiammazione da cibo nessuno ha risposte definitive e universali. Questo metodo, sul piano clinico, ha comunque dimostrato il rapido miglioramento dei sintomi (tre settimane) e la riduzione delle IgG alimento specifiche (ahimè non di BAFF e PAF) in trenta pazienti con IBS (colite nervosa/colon irritabile) (20)
                                 Bibliografia1. Healthy Eating Plate | The Nutrition Source | Harvard T.H.
Chan School of Public Health. Available at:
https://www.hsph.harvard.edu/nutritionsource/healthy-eating-plate/.
2. Anto JM et al. J Allergy Clin Immunol. 2017;139:388-99.
doi:10.1016/j.jaci.2016.12.940
3. Smith PK et al. J Allergy Clin Immunol. 2017;139:429-37.
doi:10.1016/j.jaci.2016.05.040
4. Piuri G et al. Nutrients. 2019;11:1096.
doi:10.3390/nu11051096
5. Speciani A et al. Clin Transl Allergy. 2013;3:P67.
doi:10.1186/2045-7022-3-S3-P67
6. Speciani FA et al. Clin Transl Allergy. 2015;5:P39
doi:10.1186/2045-7022-5-S3-P39
7. Finkelman FD et al. J Allergy Clin Immunol.
2016;137:1674-80. doi:10.1016/j.jaci.2016.02.015
8. Cianferoni A et al. J Allergy Clin Immunol.
2021;147:1123-31 doi: 10.1016/j.jaci.2021.02.012
9. Fabris M et al. Scand J Gastroenterol. 2007;42:1434-9.
doi:10.1080/00365520701452225
10 . Lied GA et al. Aliment Pharmacol Ther. 2010;32:66-73.
doi:10.1111/j.1365-2036.2010.04314.x
11. Fabris M et al. Scand J Gastroenterol. 2007;42:1434-9.
doi:10.1080/00365520701452225
12. Kang S et al. J Immunol. 2016;196:196-206.
doi:10.4049/jimmunol.1402527
13. Moisini I et al. Clin. Exp. Immunol. 2009;158:155-63. doi:
10.1111/j.1365-2249.2009.04007.x.
14. Wei, F. et al. Int. Immunopharmacol.2016;31:1-8 doi:10.1016/j.intimp.2015.12.007
15Steri M et al. N Engl J Med. 2017;376:1615-26.
doi:10.1056/NEJMoa1610528
16. Finkelman FD et al. J Allergy Clin Immunol.
2007;120:506-15. doi:10.1016/j.jaci.2007.07.033
17. Paudel YN et al. Cells 2020; 9:383. doi:10.3390/cells9020383
18. Cropano C et al. Diabetes Care.2017;40:1082-9. doi:
19. Zeggini E et al. Nat Genet. 2008;40:638-45.doi:10.1038/ng.120
20. Cappelletti M et al. Nutr Metab. 2020;17:101.
doi:10.1186/s12986-020-00528-x
21. Piuri G et al. Nutrients. 2019;11:1096.
doi:10.3390/nu11051096
22. Martelletti P et al. Headache. 1989;29;664-70 doi: 10.1111/j.1526-4610.1989.hed2910664.x
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